In modo sobrio, commosso e partecipe – tanta gente affollava la chiesa del SS. Salvatore e concelebravano tanti preti – sono stati ricordati i venticinque anni della Casa don Puglisi a Modica. Una celebrazione per non dimenticare l’inizio: ovvero il fatto che questa Casa si doveva fare per restare umani e credibili nel dire il Padre nostro; ma anche che risultava difficile da fare perché mancavano risorse e modelli di accoglienza insieme di mamme e bambini con percorsi attenti alle molteplici ferite della vita senza rigide tipologie.
Dopo venticinque anni le risorse materiali sono state e restano negli orizzonti della Provvidenza e della … previdenza, ma si sono risvegliate risorse umane nella rinascita del volontariato, soprattutto giovanile, che è un grande segno di speranza. E, quanto al modello, l’elaborazione, fatta tra Vangelo – vita – apporto delle scienze umane, ha portato ad un mix di familiarità e competenza che è diventato consapevolezza di essere una famiglia, come traspare dall’intervento preparato dalle mamme e “non mamme”, come chiama una delle ospiti quelle che non sono sposate. Con i bambini ricchi di gioia, che traspare nel video proiettato per dire cosa è diventata la Casa. Come sottolineato dal Vescovo Mons. Antonio Staglianò nell’omelia, essa è un fatto di Vangelo, un modo di vivere il cristianesimo concreto, senza ridurlo a chiacchiera. La Casa rimanda ad una vocazione che risalta nel forte legame con il seminario, sottolineato dall’intervento del rettore, don Luigi Vizzini. E ancora: la Casa è il luogo di un affetto che si allarga, come testimoniato dalla presenza di un gruppo di amici della parrocchia di Paganica all’Aquila; è un segno per la città come sottolineato dal sindaco Ignazio Abbate, che ha ricordato la collaborazione per il bene comune. La Don Puglisi è poi una Casa tra le case, fatto richiamato dall’intervento di una delle vicine e dalla bella presenza dei primi vicini quando la Casa era al Castello: gli amici della Scherma. Dopo la messa nella chiesa del SS. Salvatore, c’è stata la festa nella Casa. La convivialità è diventata celebrazione dell’amicizia con la città e sulla grande torta il messaggio di don Puglisi ha ricordato come una vita bella è anzitutto una vita responsabile: “se ognuno di noi fa qualcosa …”. La sorpresa finale è stata per i bambini: due clown amici hanno donato la magia del sorriso attorno al segno della Casa. Questo in fondo è stato celebrato: il fatto che ogni gesto piccolo ma proveniente dal cuore, da un cuore appassionato e pulito, rende bella e vera la città e permette il fiorire di segni di corale solidarietà come la Casa don Puglisi!