La gestione dell’acqua deve rimanere pubblica. L’on. Orazio Ragusa presenta un disegno di legge all’Ars.

“L’acqua è un bene essenziale e, per questo motivo, non può essere gestito da privati”. Il deputato dell’Udc Orazio Ragusa si è attivato, presentando all’Ars uno specifico disegno di legge, per rivendicare la gestione pubblica dell’acqua. “Le regioni autonome decidono loro sull’acqua perché, checché ne dica il governo, regioni come Sicilia, Trentino e Valle d’Aosta possono decidere per conto loro. La Sicilia ha già dimostrato di essere forte nelle mobilitazioni in difesa dell’acqua pubblica. L’ambito dei servizi pubblici locali ha subito nel corso degli anni interventi notevoli incentrati sul progressivo adeguamento agli orientamenti comunitari. Questo ha comportato l’attuazione di azioni finalizzate ad attuare processi di liberalizzazione di diversi servizi pubblici. Se tutto questo ha un senso per alcuni servizi, lo stesso principio non può essere applicato all’acqua perché, come è dimostrato in quei Comuni dove i privati hanno sostituito il pubblico, i costi sono sensibilmente aumentati. A pagarne le spese sono soprattutto le famiglie indigenti che, in questo modo, potrebbero essere penalizzate nell’uso dell’acqua: bene essenziale per la vita stessa. Per questi motivi è necessario, in Sicilia, usare lo strumento dell’autonomia per intervenire urgentemente. Sono passati pochi mesi dalle forti mobilitazioni di studenti, associazioni, movimenti, sindacati, della Chiesa, di semplici cittadini, che ha portato la provincia di Ragusa alla ribalta nazionale. Gli amministratori non hanno potuto fare a meno di ascoltare le spinte che arrivavano dal territorio e di farle proprie, arrivando all’importante decisione da parte della conferenza dei sindaci di optare per la gestione pubblica dell’acqua.“E’ per questi motivi” – aggiunge Orazio Ragusa – “che ho presentato un disegno di legge sulla ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia”. Nello stesso, all’art. 1, si sottolinea che tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche. L’uso dell’acqua per l’alimentazione e l’igiene umana è prioritario rispetto agli altri usi. All’interno dello strumento legislativo è indicato che “Il servizio idrico integrato è da considerarsi servizio pubblico locale privo di rilevanza economica”. “Le dighe, gli impianti, gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture e dotazioni patrimoniali afferenti al servizio idrico integrato sono proprietà degli enti locali, i quali non possono cederla. Tali beni sono assoggettati al regime proprio del demanio pubblico, pertanto, sono inalienabili e gravati dal vincolo di destinazione ad uso pubblico”. “La gestione e l’erogazione del servizio idrico integrato non possono essere separate e possono essere affidate esclusivamente ad enti o società di diritto pubblico o interamente partecipate da enti pubblici”. “E’ sconcertante solo pensare di rendere di un bene pubblico merce privata per coloro che in futuro potranno permettersela. Continuiamo a pensare ed ad agire dando per scontato che il pubblico non è in grado di gestire servizi efficienti. E’ dimostrato il contrario dai tanti esempi di alcune città siciliane”. “E’ per questi motivi che ho intenzione di dare voce, all’Ars, a tutte le associazioni, parrocchie, movimenti di studenti e semplici cittadini che, in questi giorni, con grande senso civico si stanno adoperando per “combattere” per la gestione pubblica dell’acqua.

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