Circolo Uaar Ragusa: Il registro ispicese delle unioni civili: un’opportunità mancata

UAAR

Oggi avremmo voluto salutare con orgoglio la nascita del registro delle unioni civili a Ispica, così come facemmo esattamente un anno fa con quello di Ragusa. Ma così non è, affermano dal Circolo UAAR (Unione degli Atei e degli Agonstici Razionalisti). iCosì non è perché ci aspettavamo che nascesse un documento avente come contenuto dignità e diritti. Ci aspettavamo che un importante atto amministrativo venisse approvato con orgoglio dal Consiglio Comunale, espressione dello Stato e Cosa Pubblica

(ovvero “che è di tutti”). Ci aspettavamo che le coppie di fatto accedessero, grazie a questo provvedimento, a una serie di servizi e riconoscimenti elementari e perfino banali, ma che nel nostro paese non sono ancora contemplati, nell’inqualificabile vuoto legislativo che riesce solo a procrastinare ad oltranza, e in cui gli enti locali cercano di mettere pezze laddove possibile.

Ci aspettavamo tutto questo, e invece è stato approvato un atto formale, sì, importante sul piano simbolico, ma inutile nella sostanza.
Un atto che ben poco aggiunge e nulla toglie allo status quo.  Un atto che copia di fatto quello di Ragusa, ma che da quello ragusano depenna due importanti passaggi, ovvero quello in cui chi si iscrive al registro è equiparato al “parente prossimo” del soggetto con cui si è iscritto, ai fini della possibilità di assistenza, e quello in cui alle unioni civili provenienti da altri Comuni non è richiesta la residenza da almeno un anno nel comune di riferimento.

Quindi, in sostanza, proseguono dal Circolo Uaar Ragusa,  chi si iscrive a Ispica al registro delle unioni civili non potrà assistere il compagno o la compagna in caso di necessità, e se proviene da un registro di un altro comune non potrà richiedere automaticamente l’iscrizione al nuovo registro, ma dovrà aspettare comunque un anno.
Abbiamo seguito il dibattito in streaming: un consigliere di opposizione ha proposto un emendamento per contemplare almeno l’equiparazione al parente prossimo, ma il Consiglio non ha permesso l’inclusione dell’emendamento.

Abbiamo sentito parole a nostro avviso pavide, da parte dei consiglieri di maggioranza, che si sono espressi in termini di “piccoli passi” che giustificano la poca sostanza dell’atto.
Abbiamo sentito consiglieri citare figure evangeliche durante il dibattito, nella assise cittadina che dovrebbe essere emanazione dello Stato Laico. Ci si è riferiti finanche al crocifisso presente (immancabile, aggiungeremmo) in aula consiliare. Salutiamo come un’opportunità mancata questo atto, dunque, che poteva essere più coraggioso, più pragmatico, più moderno, e invece è un gesto appena consolatorio, un guscio sottile pieno di tanta aria. La stessa aria, forse, concludono dal Unione degli Atei e degli Agonstici Razionalisti, che è ancora calda delle parole deferenti pronunciate dallo stesso Sindaco di Ispica, all’indomani della nomina di un suo concittadino alla curia palermitana.

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