MUSULMANI IN PIAZZA. COME RISPONDONO LE ISTITUZIONI ALLA SFIDA DELL’ISIS? ….….a cura di Rita Faletti

isis

Le manifestazioni svoltesi a Roma e a Milano, che dovevano portare in piazza nutrite folle di musulmani per dire no al terrore islamico e segnare una linea di discrimine tra chi crede in Allah e chi lo invoca unicamente come mandante e testimone dei suoi crimini, sono in realtà servite a lanciarci un messaggio: i musulmani moderati,

se ci sono, e sono così tanti come il Governo e i vari imam affermano, ieri hanno preferito rimanere a casa. Ma non solo, alcuni, scambiando le motivazioni della manifestazione per le richieste di un qualunque sciopero sindacale, hanno addirittura avanzato una curiosa richiesta, quella di avere nuove moschee. O ci prendono per i fondelli, oppure, sapendo bene di che pasta flaccida sono fatti i nostri politici e i rappresentanti delle istituzioni, hanno pensato bene di approfittare dell’occasione. Nonostante ciò, il ministro Gentiloni questa mattina ha ringraziato di cuore i manifestanti e la loro buona volontà. Anche gli intervistati, o meglio le intervistate perché da donne in massima parte era composto il corteo, hanno fornito spiegazioni insignificanti o poco convincenti. I loro uomini, mariti fratelli o figli, le hanno mandate avanti deliberatamente. Per quel poco che contano le opinioni femminili in una società in cui non si stringe la mano a una donna perché giudicata impura, e, se lo si fa, ci si precipita a fare abbondanti abluzioni. Ma torniamo alla richiesta di nuove moschee. Quante chiese sono rimaste nei Paesi di fede islamica dopo che molte di quelle che esistevano sono state date alle fiamme? Le poche che restano accolgono un numero sparuto di fedeli, visto che tanti cristiani sono stati massacrati, sgozzati, messi in fuga, e se sopravvissuti, sottomessi al grido: “O ti converti o ti ammazzo”. La guerra asimmetrica tra Occidente e Islam trova i suoi precedenti nei rapporti asimmetrici tra cristiani e musulmani, coltivati e consolidati dalla propensione al cedimento e alla rinuncia dei propri diritti a favore di quelli altrui, a costo anche della dignità. Che fiducia possiamo nutrire nella classe politica, di destra e di sinistra, in particolare delle “galline della sinistra” come usava chiamarle la Fallaci, sempre pronte a genuflettersi all’Islam? Come possiamo sentirci tutelati e protetti da gente dalla memoria storica difettosa (brigatismo rosso e terrorismo palestinese), gente incapace di avere un’idea, un pensiero , una strategia che non siano la copia sbiadita di un’idea, un pensiero, una strategia di un Obama o di un Hollande? Qualche mente eccelsa pensa che tutto passerà così come è iniziato; come “l’influenza”. Intanto ci si affida alla fortuna, sperando che la cosa non ci tocchi e di farla franca. Ma i cittadini chiedono risposte concrete, le esigono. Basta con dissertazioni sterili sulle responsabilità degli uni o degli altri. Sono i cittadini il target degli attentati. Sono loro in prima linea, mentre chi ci governa sta in trincea. La guerra per procura non funziona. E’ troppo comodo affidare a Putin e ai Peshmerga curdi la responsabilità di mettere gli scarponi sul terreno. Prima o poi si dovrà prendere una decisione. Non per soddisfare i desideri dei guerrafondai, ma perché senza combattere, a mio avviso, non si vince.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa