Rendiconto 2014 del Comune di Modica. Ivana Castello ha delle perolessità

ivana castello

Lo scorso 27 novembre il Consiglio comunale di Modica ha approvato il Rendiconto 2014. Il consigliere comunale del Pd, Ivana Castello, ha constatato che alcuni aspetti di esso, connessi ai parametri di deficitarietà e al patto di stabilità, sarebbero illegittimi. “Non potevo sorvolare su tanta improntitudine”, dice l’esponente di opposizione.

“L’assessore al bilancio ha comunicato alla stampa, dopo l’approvazione a maggioranza dello schema di rendiconto 2014, i risultati positivi raggiunti dall’Amministrazione. In particolare ha evidenziato alcuni approdi che a mio parere non sono veri. Sono sintetizzabili in tre punti: l’Amministrazione avrebbe conseguito, con risultato positivo, 7 dei 10 parametri di deficitarietà. Per superare l’esame ne sarebbero bastati 6; la gestione di competenza ha dato luogo ad un avanzo di 4.534.051,24 euro; è stato rispettato il Patto di stabilità.
Questo a giudicare dalle carte che ha presentato in aula e che sono state approvate dal Consiglio, sia pure limitatamente alla maggioranza degli uomini di Abbate. Da parte mia, però, ho mosso alcune obiezioni che desidero far conoscere alla cittadinanza: per correttezza e, diciamolo pure, nel bene e nel male. A me non piace ciò che si fa in danno dei cittadini, sia se è permesso dalla legge, e tanto più se non è permesso. Quando parlo di «male permesso dalla legge» intendo riferirmi al fatto che spesso nel fissare i parametri si è stati troppo permissivi.

Anzitutto un’osservazione d’introduzione per i meno informati – prosegue la Castello – . Quando si approva un rendiconto annuale, il documento contabile si accompagna sempre con una relazione illustrativa. La relazione è stata presentata in aula dall’Assessore Giannone. Tra le pagine 41 e 49, si illustrano i vari parametri e se ne mostrano i calcoli. Alla resa dei conti, se ne danno conseguiti sette su dieci ed esattamente i numeri 1, 5, 6, 7, 8, 9 e 10. Sarebbero deficitari solo i parametri 2, 3 e 4. Esaminiamo ora i parametri che ho contestato. Premesso che i dieci parametri sono stati imposti dal legislatore per stabilire se un Ente pubblico, nel nostro caso il Comune di Modica, sia strutturalmente deficitario; e precisato che un Comune è strutturalmente deficitario se su dieci parametri ne consegue meno di sei; secondo la Relazione dell’Assessore Giannone il Comune di Modica è quasi florido, poiché su dieci parametri è risultato deficitario solo in tre, come dicevo, il 2°, il 3° e il 4°. Per onestà non mi sono sentita di sorvolare su tanta disinvoltura.

Ho subito detto che i parametri deficitari del Comune non sono 3 ma 5, poiché ai tre riconosciuti dall’Amministrazione occorre aggiungere l’8° e il 9°. Ovviamente per aggiungerli ho dovuto dimostrarne la deficitarietà. Si tratta di cose tecniche, come dicono spesso taluni non disinteressati per criticarmi, ma sono le cose tecniche quelle attraverso cui si incide nell’economia dei cittadini e si sperpera il pubblico denaro. Il «tecnico» non ha ragione d’esser separato dal «politico», che anch’esso è politico a pieno titolo. Almeno quando serve a perpetrare o a coprire gli intrallazzi.

Il parametro 8 si calcola facendo il rapporto tra la consistenza dei debiti fuori bilancio (DFB) degli ultimi tre anni, ciascun anno preso singolarmente, purché riconosciuti durante l’anno, e le entrate correnti accertate. Se i debiti fuori bilancio riconosciuti in ciascuno degli ultimi tre anni (2012, 2013 e 2014) sono inferiori o uguali all’1% delle entrate correnti il parametro non si considera deficitario. In breve sono da calcolare tre rapporti: DFB riconosciuti 2012/entrate correnti 2012; DFB riconosciuti 2013/Entrate correnti 2013; DFB riconosciuti 2014/Entrate correnti 2014. L’indice si considera negativo e, dunque, il Comune deficitario, se in tutti e tre gli anni il risultato è superiore a 1. La situazione del Comune era negativa per il 2012 (8,82%) e il 2013 (2,94%), per cui salvare il Comune imponeva che l’indice fosse inferiore o uguale all’1% delle entrate correnti nel 2014. Gli altri due anni, d’altronde, non erano ricalcolabili e l’unico che poteva essere suscettibile di manipolazione era il 2014. Il rapporto, come già detto, presenta al numeratore la consistenza dei DFB riconosciuti nel 2014 e al denominatore le spese correnti che, dal 2012, sono cresciute di ben dieci milioni (erano 40 e sono passate a 50 milioni). Il denominatore non era agevolmente manipolabile, per cui l’unica àncora di salvezza erano i debiti fuori bilancio. Si dovevano, almeno sulla carta, comprimere ad un ammontare inferiore all’1%. Lo immaginate il Comune di Modica che ha, in tutto il 2014, riconosciuto o pagato solo 19.495,82 euro di debiti? Nemmeno ventimila tondi: 19.495,82. Sono stati così precisi che hanno calcolato anche i centesimi. A tempo perso vi dico solo una constatazione: i revisori dei conti, che esercitano il controllo contabile per professione, ne hanno trovato, solo per il 2014, 1.961.821,12 (Collegio dei revisori, Relazione al rendiconto 2014, pag. 52). Importo che non ha in comune con quello riportato dall’Amministrazione nemmeno i centesimi. Naturalmente uno dei due o sbaglia o è bugiardo. E’ chiaro che quando il rendiconto giungerà all’esame della Corte dei conti, dovrà essere accompagnato dalla nota dei revisori, sicché la matassa dovrà sbrogliarsi a Palermo. E’ ovvio che il dato corretto fa salire a 3,9 il parametro che è evidentemente maggiore dell’1%. Il Comune, dunque, non ha scampo in quest’àmbito: dovrà considerarsi «strutturalmente deficitario». Qualcuno potrebbe pensare che io goda quando trovo di queste gravose incongruenze. In realtà non è assolutamente così. Il mio interesse è che non si scambi il governo della città con la campagna elettorale. Perché il danno per le società occidentali scaturisce tutto da questo malinteso.

L’altro indice oggetto di rilievo – prosegue la rappresentante del Partito Democratico – è il numero 9 (pag. 48 della Relazione di «accompagnamento», così l’hanno qualificata negli atti ufficiali, del Rendiconto). Il parametro mette in rapporto le anticipazioni di tesoreria non rimborsate con la spesa corrente. Se le anticipazioni non rimborsate superano il 5% della spesa corrente, il Comune deve qualificarsi deficitario. Qui, per spiegare ciò che è accaduto è necessario riandare al comportamento dell’Amministrazione durante il 2014. Come sappiamo è arrivata l’ultima tranche di 24 milioni di euro del mutuo concessoci dalla Cassa Depositi e Prestiti: i fondi ex D.l. 35/2013. Il mutuo è stato contratto per pagare i debiti certi, liquidi ed esigibili, fuori bilancio e non, che il Comune ha verso le imprese di cui è nota la crisi da più anni. E’ obbligo di legge, per chi contrae il mutuo, pagare le imprese entro un mese dall’accredito della somma. La somma è arrivata il 14 luglio 2014, quindi oggi non dovrebbe più esistere. Invece la somma esiste, è (in parte) nelle casse del Comune e i debiti, di conseguenza, non sono stati pagati. Perché il Sindaco non li ha pagati al punto che la Cassa Depositi e prestiti glieli ha chiesti indietro? Perché ha preferito tenerli in banca, in modo di poterli, in parte spendere, e in parte utilizzare perché producono interesse. Gli interessi prodotti gli permettono di coprire gli interessi legati alla scopertura bancaria per le anticipazioni più volte chieste. Tutto ciò non è legittimo, nel senso che non è consentito dalla legge. Il mutuo contratto è a destinazione vincolata o, che è lo stesso, deve essere impiegato per pagare i debiti verso le imprese. Ma c’è un sottile gioco di furbizia alla base di ciò. Un calcolo che difficilmente si capisce. La legislatura, nella migliore delle ipotesi, dura cinque anni. In questi cinque anni occorre utilizzare queste somme per attribuire all’amministrazione una parvenza di funzionamento. Se tutto funziona e i cittadini se ne convincono, io, pensa il Sindaco, ho vinto la prossima campagna elettorale. Di questo si tratta. Naturalmente più passa il tempo e più stringenti si fanno i problemi del Comune e, siccome soldi non ce ne sono, maggiore si fa il carico dei debiti che incombe sui cittadini. Di questo si tratta. L’Amministrazione vive di espedienti e quello descritto è il primo. Così stando le cose, è ovvio che le anticipazioni di cassa non rimborsate sono occultate dal deposito dei 24 milioni presi a mutuo dalla Cassa Depositi e Prestiti. In buona sostanza, i 24 milioni vanno riducendosi ma il saldo bancario appare sempre positivo. Le anticipazioni di cassa, dunque, sono zero. E se dividiamo zero per qualunque numero il risultato è sempre zero. Il parametro 9, dunque, è stato calcolato dall’Amministrazione pari a zero. E come tutti possiamo comprendere, zero è inferiore a 5. Se ne deriva che il Comune non è strutturalmente deficitario. In realtà non è così, perché l’anticipazione c’è ma è camuffata. Questa considerazione, sia ben chiaro, non è mia: è della Corte dei conti che l’ha scritta alle pagine 84 e 85 della Deliberazione n. 311 del 7 ottobre 2015: la famosa “nota” delle prescrizioni. A questo punto il Comune non può non considerarsi strutturalmente deficitario.

Una veloce riflessione, infine – conclude – sull’avanzo di 4.534.051,24 euro e sul rispetto del Patto di stabilità. Entrambi i risultati sono stati conseguiti ricorrendo ad accertamenti illegittimi. Il patto di stabilità è stato superato per soli 313.000 euro. In realtà almeno due milioni non avrebbero dovuto essere accertati: un milione perché è stato esatto in più con le bollette dell’acqua e un altro milione perché è stato esatto in più con le bollette della nettezza urbana. In altri termini i cittadini sono stati costretti, illegittimamente, a pagare più del dovuto per assecondare le spese del sindaco. Se questi soldi, come sarebbe legittimo, fossero restituiti ai cittadini, l’avanzo si dimezzerebbe e il patto di stabilità non sarebbe rispettato”.

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