L’Osservazione dal basso…di direttore. Viaggio intorno al Giubileo: misericordia e giustizia per un mondo più umano /3

FOTO pisana libro

Proseguiamo il nostro viaggio intorno al Giubileo con qualche accenno al significato della misericordia nella Rivelazione biblica. L’Antico Testamento ci parla, in diverse maniere, della misericordia e del perdono dei peccati. Troviamo a tal proposito espressioni variegate: il peccato è “perdonato”, “cancellato” (Es 32,32), “espiato” (Is 6,7), “gettato dietro le spalle” (Is 38,17).

Dice ad esempio il Salmo 103: “Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie” (v. 3), “Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono” (v.10 e v.13).
Questa disponibilità di Dio al perdono non attenua, certo, la responsabilità dell’uomo e la necessità di un suo impegno di conversione. Ma come sottolinea il profeta Ezechiele, se il malvagio si ritrae dalla sua condotta perversa, il suo peccato non sarà più ricordato, egli vivrà (cfr. Ez 18,19-22).
Nel Nuovo Testamento la misericordia di Dio – come sottolinea in un suo discorso del 1999 Giovanni Paolo II – si manifesta attraverso le parole ed i gesti di Gesù. Rimettendo i peccati, Gesù mostra il volto di Dio Padre misericordioso. Prendendo posizione contro alcune tendenze religiose caratterizzate da ipocrita severità nei confronti dei peccatori (fariseismo ecc), egli illustra in diverse occasioni quanto grande e profonda sia la misericordia del Padre verso tutti i suoi figli
Vertice di questa rivelazione può essere considerata – scrive Giovanni Paolo II – la parabola del “Padre misericordioso” (Lc 15,11-32). Qui l’atteggiamento di Dio è presentato in termini davvero sconvolgenti rispetto ai criteri e alle attese dell’uomo. “Il Padre misericordioso che abbraccia il figlio perduto è l’icona definitiva del Dio rivelato da Cristo. Egli è anzitutto e soprattutto Padre. È il Dio Padre che stende le sue braccia benedicenti e misericordiose, attendendo sempre, non forzando mai nessuno dei suoi figli. Le sue mani sorreggono, stringono, danno vigore e nello stesso tempo confortano, consolano, accarezzano”.
Sono mani di padre e di madre nello stesso tempo. Il padre misericordioso della parabola contiene in sé, trascendendoli, tutti i tratti della paternità e della maternità. Si comprende, alla luce di questa rivelazione del volto e del cuore di Dio Padre, come la parola di Gesù sconcerti la logica umana: “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (15,7). Così pure: “C’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” ( 15,10).
Il mistero del “ritorno-a-casa” esprime l’incontro tra il Padre e l’umanità, tra la misericordia e la miseria, in un circolo d’amore che non riguarda solo il figlio perduto ma che si estende a tutti.
Voglio ora prendere lo spunto dalla esortazione apostolica di papa Francesco, Evangelii Gaudium, per fare alcune considerazioni.: Perché si fa un Giubileo? Che cos’è un Giubileo? A cosa serve un Giubileo? Serve forse a perpetuare una tradizione storica? A consentire una aggregazione sociale, un momento di evasione dalla vita ordinaria? A incrementare un turismo religioso? Sicuramente no! Un Giubileo è una opportunità che viene data per decidersi se uscire dalla propria torre d’onnipotenza per andare incontro all’altro e riscoprire in lui il voto di Dio.
Il Giubileo sulla misericordia è un invito ad avere il coraggio di “uscire da se stessi per unirsi agli altri, il coraggio – e cito il papa – di “correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, con il suo dolore e le sue richieste”.
Noi viviamo le giornate tra lo scorrere di volti che ci osservano, ci giudicano e spesso ci condannano; c’è anche chi ci stima, chi si dice amico e fratello, e chi lo è davvero. E ci accorgiamo che accanto a noi ci sono anche molti che ci cercano.
C’è chi ti cerca perché ha bisogno; c’è chi ti loda perché ha degli scopi da raggiungere; c’è chi pretende senza averne alcun diritto; c’è chi ti utilizza senza che tu te ne accorga; c’è chi offre una mano perché con l’altra vuole il contraccambio; c’è chi ti fa il ruffiano perché occupi un posto importante, perché sei influente e al momento opportuno puoi spendere la parola giusta. E la lista potrebbe ancora allungarsi ……
Ma quel che è triste è che forse pochi cercano l’altro per quello che è. Molte volte sperimentiamo di sentirci soli, pur vivendo in mezzo agli altri, pur avendo una famiglia, pur avendo una comunità, un lavoro, una società effervescente.
Credo che per poter sperimentare la misericordia verso l’altro, bisogna aprirsi alla Misericordia dell’Altro, scoprire il volto dell’Altro(con la A maiuscola), cioè del Dio di Gesù Cristo.
Gesù non è una morale, una dottrina ma una Persona che ha anzitutto un’anima, un’interiorità spirituale; una dimensione d’essere piena di calore, sentimento e gratuità. E’ una Persona che ci accoglie non per quello che “abbiamo” ma per quello che “siamo” e così come siamo, cioè fragili, limitati, peccatori. Gesù di Nazareth va addirittura oltre, insistendo sulla necessità di coniugare misericordia e giustizia; egli di una “giustizia più grande” affermando: “Se la vostra giustizia non sarà supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt.5,20).
E’ un’affermazione che evidenzia come per il vangelo “giustizia e misericordia” vadano insieme. Per Gesù l’uomo giusto non è colui che semplicemente pone in essere una “giustizia legale”, quella cioè che si concretizza nell’assolvimento dei doveri che gli uomini hanno nei confronti del bene comune e della società civile(pagamento delle tasse, rispetto degli altri, dell’ambiente, etc..), né è, altresì, colui che incarna una mera “giustizia distributiva”, quella cioè che si concre-tizza nel dare a ciascuno il suo, non solo secondo una mentalità “contrattuale” del dare ed avere, ma tenendo conto del giusto bisogno dell’altro.
L’uomo giusto davanti a Dio non è, infine, solo colui che opera una “giustizia commutativa”, ossia quella che regola diritti e doveri degli uomini tra loro, facendo rispettare tutti i diritti di ognuno: il diritto alla vita (in primo luogo!), il diritto alla proprietà, il diritto alla libertà, il diritto all’onore e alla reputazione.
La giustizia di cui parla Gesù di Nazareth, insomma, non è semplicemente quella che si esprime nelle forme umane precedente-mente accennate, ma è qualcosa di ancora “più grande”, è quella che si esprime nella solidarietà e nell’amore (“Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge” , Rm.13,8), nella misericordia e nel perdono: “Amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano” (Mt.5,44). Mentre la giustizia umana insegna a rispettare i diritti altrui e a difendere i propri, quella che viene da Dio e che Dio infonde nel cuore dell’uomo, è più ampia, è salvifica, misericordiosa, perdona chi sbaglia, lo rialza, lo “Giustifica” come scrive San Paolo: lo fa ritornare giusto. L’amore divino fa largamente “Giustizia”, e lo fa con miseri-cordia.
Quando nella nostra società si scoprono ingiustizie perpetrate dagli uomini e si sente dire “bisogna fare giustizia”, questa è, certamente, un’ affermazione umanamente comprensibile, ma che ha, però, il limite di considerare la giustizia solo come la punizione da infliggere e far scontare a chi ha sbagliato, oppure di far rispettare le regole a chi non le rispetta. Questo, certo, deve avvenire. Ma quando l’uomo sbaglia ed è stata accertata la sua colpevolezza e, quindi, paga per l’errore commesso, davvero è stata fatta giustizia? Per le persone offese sì; ma se le persone offese si ritengono figli di Dio, seguaci di Cristo, c’è anche una giustizia più grande da ricercare, che va oltre il pagamento della pena, e che è quella di avere misericordia per l’uomo che ha sbagliato: il modo più profondo di fare giustizia è infatti quella di chiedere a Dio di fare avviare l’ingiusto verso la strada del cambiamento e della conversione.
Giustizia piena, secondo la logica della fede cristiana, c’è non solo quando il colpevole sconta la pena, ma quando lo si aiuta a pentirsi e cambiare vita: allora giustizia e misericordia trionferanno!

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