Puntualizzazione di inizio anno sulla Fondazione Teatro Garibaldi di Modica. Riceviamo e pubblichiamo

simona celi

Poiché la mia reputazione personale e professionale non è a disposizione delle coperture di alcuno e tantomeno adatta ad ammiccamenti o allusioni che ne velano l’integrità, mi urge precisare alcuni punti relativamente alle mie dimissioni da sovrintendente della Fondazione Teatro Garibaldi e all’avventura, di cui porto ancora qualche livido, che l’ hanno preceduta. Mi sembra ovvio che non esiste un Presidente, un vice presidente e un CDA precedenti a me e incauti e un Presidente, un vicepresidente e un CDA successivi, trionfanti e rivoluzionari. Quelli e questi sono i medesimi. Mi sembra veramente bieco, aberrante, in malafede e un pò maschilista,

voler far credere che la responsabilità della situazione della Fondazione sia mia, così tanto per trovare un capro espiatorio di comodo. Io ho speso per le stagioni teatrali quanto messo in bilancio e quanto datomi in dotazione durante i CDA in cui era presente tutta la struttura amministrativa della Fondazione. Non ho mai sforato di un centesimo rispetto alla dote fornitami dai sostenitori della Fondazione. Abbiamo fatto conferenze stampa e foto di rito sorridenti e felici dei risultati. Ma bisogna chiarire un passaggio: venendo meno il contributo del Comune di Modica per parte del 2014 e per l’intero del 2015 è ovvio che il bilancio consuntivo di una stagione non riuscisse più a coprire le spese fatte. Consideriamo inoltre che quando sono arrivata ho anche ereditato circa 100.000  euro di debiti già presenti. Quanti giorni ho trascorso nell’angoscia chiedendo come avremmo fatto a quelle stesse persone che adesso parlano di nuovo percorso! Ho preso un teatro che non aveva un abbonato. Ad oggi la quota abbonamenti è di circa 50.000  euro. Ho creato progetti nuovi, dato un’identità di teatro nazionale, restaurato il foyer, i camerini. Non ho mai preso un centesimo neanche di rimborso spese ma ho lavorato gratis per due anni. Ho lavorato da casa e dai luoghi in cui ero poiché non è mai arrivato in ufficio un computer sempre promesso. Ho utilizzato utenze private. Ho messo a disposizione amici, artisti, contatti, persone care come Andrea Giordana, a cui ho dovuto chiedere scusa per molti “incidenti accaduti”, tra cui il progetto con le scuole. Oltretutto nessuno si è premurato di avvertirlo che “era stato dimesso da direttore artistico” e che quindi risulta, per legge e per buona creanza, ancora oggi in carica. Ho perso molti rapporti personali e professionali a causa della difficile gestione della Fondazione. Ho strutturato un progetto per i disabili ( che non so che fine farà) e una biblioteca che attende di accogliere 5000 libri (donati) ma che ho dovuto interrompere perché non c’erano i soldi per creare gli scaffali. Ho dato vita ad una scuola di teatro e ad un progetto per il sostegno ai giovani artisti di Modica. Molte coppie straniere si sono sposate al Teatro Garibaldi, grazie ad un’iniziativa che, se sostenuta, avrebbe potuto avere un grande sviluppo. Ho lavorato a progetti per Cava Ispica e per altri luoghi inutilmente perché le risorse e la reale volontà di portarle a termine non ci sarebbero state. Ho creato TAMO un progetto innovativo tra Taormina e Modica per turismo e cultura finito in vapore e chiacchiere. Ho cercato di gestire un teatro tenendo sempre ferma l’impostazione della legalità, della trasparenza e del rispetto delle norme di sicurezza. Mi sono scontrata quotidianamente con quel muro di accadimenti incomprensibili in cui noi siciliani siamo maestri. Un giorno mi sono trovata senza personale in ufficio, senza risorse, senza alcuna possibilità di mettere in sicurezza l’obsoleta struttura meccanica del palcoscenico, con la sensazione certa di un futuro opaco e con la gente che continuava a chiamarmi per essere pagata! Le mie grida sono cadute nel vuoto. Per ciò che riguarda lo spettacolo da restituire ho proposto in questi mesi varie soluzioni, tra cui quella di un accordo con l’INDA di Siracusa per portare i nostri abbonati gratuitamente a vedere le tragedie. Ogni mia idea è caduta nel silenzio. Che oggi si voglia strumentalizzare il mio percorso offendendo, con vigliacche allusioni, la mia professionalità, che è la chiave del mio presente e del mio futuro, non è permesso a nessuno. Auguro alla struttura amministrativa di recuperare verità, compostezza e senso della propria presenza. Auguro alla nuova compagine artistica di riuscire meglio di me a sostenere questo bellissimo teatro nel bisogno assoluto che tutto si risolva per il bene della Fondazione. Lascio ciò che di buono ho fatto, un pezzetto del mio cuore, quello che non sono riuscita a fare e un profondo senso di tristezza.

Simona Celi Zanetti

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