L’OSSERVAZIONE DAL BASSO……… di DIRETTORE. Viaggio intorno al Giubileo: il “porgere l’altra guancia” segno della misericordia/4

domenico pisana

Nella nostra società c’è sicuramente tanta gente che fa del bene e che, in silenzio, si sforza di amare il prossimo. Questa è una realtà sommersa, che non si vede, non fa rumore. Ma c’è anche tanta gente che odia, si vendica, guarda gli altri come nemici da abbattere. E fra questa gente ci sono anche cristiani, credenti, preti, laici, uomini della gerarchia. Purtroppo questo fa rumore, anzi diventa, spesso, fonte di speculazione. Certamente, si può parlare e scrivere di misericordia e di carità, ma se nell’animo umano albergano odio e vendetta, lì Dio non vi abita.
Gesù del resto è stato chiaro: . “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente, ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle” (Mt 5, 38-42). E ancora: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli dei Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. (cfr. Mt 5, 43-48).
Prendendo spunto da questo tratto del discorso della montagna, vorrei, nel quadro del nostro viaggio intorno al Giubileo indetto da papa Francesco, fare una riflessione sulla misericordia come atteggiamento di risposta alla non violenza, nonché sul comandamento dell’amore del prossimo, considerato che, nella prospettiva del Vangelo, i rapporti tra gli uomini non si devono improntare all’odio, alla vendetta, alla rivalità, ai conflitti, ma devono costruirsi seguendo il criterio della misericordia e dell’amore, anche come semplici sentimenti umani.
L’invito di Gesù il nazareno “se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Mt 5, 39b) costituisce certamente una contrapposizione alla “legge del taglione” dell’Antico Testamento, la quale ammetteva la punizione del colpevole con un male simile a quello che aveva fatto, al fine di evitare la vendetta e mantenendo così una sorta di uguaglianza tra il male compiuto e il castigo imposto.
Gesù di Nazareth , invece, alla logica della vendetta e della violenza sostituisce la logica della misericordia e dell’amore, fino a comandare di porgere l’altra guancia. Qual è il senso di questo comando?
Certamente l’espressione non è da prendere alla lettera, ma vuole significare l’invito agli uomini, credenti o meno che siano, ad avere come criterio di risposta, nelle varie circostanze della vita, non il male e l’odio, ma l’amore e il perdono; ad acquisire un atteggiamento interiore misericordioso e di non violenza capace di perdonare e di rispondere al male con il bene.
Certo, un atteggiamento del genere è difficile da avere, ma non impossibile. Gesù lo ha chiesto ai suoi discepoli, e continua a chiederlo agli uomini di oggi, non perché sapeva che sarebbero stati in grado di porgere l’altra guancia, ma perché costituisse una meta ed una tensione ideale e morale raggiungibile con il suo aiuto, nonché una strada da percorrere per il bene dell’umanità.
L’anno del Giubileo indetto da papa Francesco vuole dunque spingere ogni uomo a una scelta controcorrente, lucida e coraggiosa, che fa leva non sulla violenza, sull’offesa, sull’ingiustizia, sull’odio ma sul perdono, sulla misericordia e sull’amore. Scegliere di non odiare e la non violenza non vuol dire rinunciare a ogni lotta contro il male; anzi, essa è una lotta più attiva e reale, sul piano morale, della legge del taglione. Non vuol dire, inoltre, atteggiamento passivo, quietista, rassegnato, di sterile deplorazione, ma atteggiamento centrato sull’amore come forza in grado di contestare ogni sistema di vita fondato sul disprezzo dell’uomo e dei valori.
L’uomo, secondo la cultura cristiano- evangelica, raggiunge pertanto il suo culmine di bellezza interiore ed esteriore quando si apre alla misericordia e riesce a “rendere bene per male”. Da qui l’amore per i nemici e per i propri persecutori. E’ sicuramente legittimo chiedersi se è possibile raggiungere questo livello, tuttavia è certo che la fede cristiana lo chiede ed è Gesù stesso che lo può rendere possibile nella vita del cristiano. Non odiare e amare i nemici e i propri persecutori non è infatti un atto di bravura, una capacità umana, uno sforzo sovrumano, né un sentimento, ma è fare agire dentro di sé , almeno nell’ottica della fede evangelica, Gesù, il suo Spirito di pace e di misericordia.
Viviamo in un tempo caratterizzato da conflittualità e incapacità di relazione in tutti campi, dal sociale al politico, da quello lavorativo a quello sindacale, da quello ecclesiale a quello istituzionale, e la conflittualità, anche fra i cristiani e le chiese, sfocia a volte nell’odio verso l’altro. Chi odia potrà avere le sue motivazioni, ritenersi a volte nella verità, pensare di essere con la coscienza a posto, ma di fronte alla Verità credo nessuno possa avere questa pretesa.
In ogni caso, non bisogna dimenticare che l’odio e la vendetta, le inimicizie, la discordia, la gelosia, i dissensi, le divisioni, le fazioni e le invidie escludono dal regno di Dio(Gal 5, 19-21).
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”: sono queste le parole di Gesù nel discorso della montagna”. Bene, il Giubileo offre a tutti, credenti e non, a persone diversamente ispirate, l’occasione per avviarsi su un cammino di misericordia, cioè su un percorso nel quale il cuore del Dio che ama si riversa sulla povertà spirituale degli uomini. Quanta miseria e povertà spirituale Gesù ha incontrato lungo le strade della Palestina: la cecità e la durezza del cuore degli scribi e dei farisei, l’intrigo politico-economico dei sadducei; la violenza degli zeloti; la frode di Zaccheo; le diatribe fra giudei e samaritani; il rinnegamento da parte dei suoi stessi amici e di quelle folle che lo avevano osannato per i prodigi compiuti.
Ebbene, Gesù non ha condannato ma ha annunciato il vangelo della misericordia e del perdono; è lui che riconcilia tutti a sé, che accoglie questa misera fragilità umana invitandola al cambiamento, a lasciare alle spalle l’immondizia che deriva dalla superbia ed arroganza umana.
È difficile, certo, assumere il comportamento del nazareno, specie in un tempo come il nostro nel quale prevale più il conflitto che la benevolenza. Sì, è vero, ma la beatitudine sta proprio nella capacità di vivere la misericordia:
– la misericordia tra noi e Dio: ricordiamoci, anzitutto, che la misericordia è un “dono” gratuito dell’amore di Dio, che ha accolto ogni uomo nonostante il suo peccato e gli ha restituito, mediante Gesù, la dignità di figlio;
– la misericordia tra noi e il prossimo: se un uomo riceve misericordia, misericordia deve avere per il proprio fratello. E’ questa la strada che indica papa Francesco con il Giubileo..

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