Anche ipocriti! Card. Bagnasco, come si permette? Elton John, quanto è costata la sua presenza a Sanremo?

saverio terranova

I fatti sono noti. La legge sulle unioni civili potrebbe passare a larga maggioranza, forse addirittura alla unanimità, se fossero tolti alcuni passaggi che sembrano assimilare le unioni omosessuali al matrimonio e, soprattutto, l’art. V, che prevede la possibilità per uno dei contraenti di adottare il figlio naturale dell’altro. Il che appare inconcepibile, finendo con l’assegnare a un bambino due padri o due madri. La richiesta di emendare il testo da questo articolo viene da un largo fronte parlamentare di vari partiti.

Il problema per la maggioranza è diventato più spinoso per il fatto che dentro il PD è l’ala cattolica a insistere su questa richiesta. Il ddl non passerebbe all’esame dell’aula se il gruppo di laici e postcomunisti che resiste alla richiesta non facesse affidamento sul voto dei grillini, i quali hanno assicurato che voteranno a favore se il testo non sarà mutato. A rendere più incerta la vicenda è intervenuto personalmente Grillo lasciando ai suoi libertà di coscienza. Anche se la maggioranza dei grillini si sente vincolata, non si capisce bene perché, alla prima decisione. E’ un vero marasma. Come uscirne? Un voto segreto rischia di mandare all’aria l’intero ddl, perché nel segreto dell’urna forse molti obbedirebbero alla loro coscienza piuttosto che alle decisioni del partito. Ma, trattandosi di una questione squisitamente etica, non è opportuno lasciare piena libertà di coscienza ai parlamentari? E’ a questa domanda che ha inteso rispondere il card. Bagnasco, presidente della CEI, cioè dei vescovi italiani. Si noti: il capo dei vescovi italiani auspica che si lasci libertà di coscienza ai parlamentari. Come? Nell’unica maniera possibile: il voto segreto. Che cosa c’è di strano, irregolare, invasivo in questo auspicio? Credo che sia nel diritto di tutti gli italiani potere esprimere il loro assenso o dissenso da un provvedimento del parlamento, e auspicare una diversa soluzione. Almeno finché in Italia c’è ancora la democrazia. Allora che significa questa risposta di Pizzetti, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento: “Le esortazioni sono giuste, ma come regolare il Senato lo decide il Presidente del Senato, non il Presidente della CEI”? Ma in quale parola il card. Bagnasco ha preteso imporre il suo pensiero? Quale tono è più che un auspicio? E allora perché questa risposta piccata e del tutto fuori luogo, affidata a un politico di terza fila, del tutto ignoto, autorizzato a intervenire solo dalla carica? Si poteva pensare, e così fu all’inizio, che si volesse non dar peso all’autorevole auspicio che poteva apparire come un invito, e diventare imbarazzante. Invece, quasi con lo stesso tono, son intervenuti Renzi e Grasso. Segno chiaro che le parole di Bagnasco avevano fatto breccia nel popolo cattolico ed era indispensabile cercare di diminuire l’effetto sull’opinione pubblica. La quale ora è smarrita e turbata. Né, credo, sia bastata la presenza del gay Elton John a S. Remo. A proposito, quanto costa ai contribuenti questa illustre presenza? La RAI fa spese pazze da molti anni, forte del canone pagato dagli italiani, i quali non riescono a darsi pace del perché pagare questo balzello, aggiunto alla pesante mole di imposte e tasse che li opprimono, mentre ci sono televisioni che vanno benissimo senza chiedere un euro. Forse per pagare queste insignificanti presenze e inverosimili stipendi agli amministratori? Comunque ho molti dubbi che lo squallido spettacolo di S. Remo, ove molti cantanti e fanciulle esibivano il simbolo arancione, abbia cambiato il sentire degli italiani. Ma a questo punto, prima che il senato voti, vogliamo farci un’idea chiara della questione. Tre i punti da chiarire: 1. La Chiesa ha il diritto in Italia di dire il suo pensiero su argomenti di politica? Nel merito: 2. Matrimonio e unioni civili, quale differenza? 3. L’adozione nella coppie gay.
1. Non ho detto a caso “su argomenti di politica”. Perché su temi etici il diritto a parlare è scontato. Se non facesse questo che ci starebbe a fare? Solo per dare assistenza ai bisognosi? La Chiesa nel Natale dell’800 fondò l’Europa come entità politica, quando papa Leone III proclamò Carlo Magno imperatore imponendogli sul capo la corona. Ma è la sua cultura che ha dato all’Europa la sua identità: quell’insieme di valori che ha insegnato al mondo. Se si esclude la cultura capitalista, frutto dell’etica protestante, l’identità europea appartiene alla Chiesa. Non è a caso che Benedetto Croce, che votò contro il concordato, scrisse il famoso libretto: “Perché non possiamo non dirci cristiani”. In Italia, in particolare, i gay pare siano 200 o 300.000; e sono presenti dovunque, da S. Remo a Piazza pulita; i cattolici almeno 50 milioni; che molti non siano praticanti nulla cambia perché il loro sentire è di cattolici. E spesso pensano da cattolici persone che si professano dichiaratamente laici e non credenti. A loro, a tutta Italia la Chiesa italiana, fatta di italiani, ha il diritto di dare i suoi consigli. Poi può anche sbagliare in cose non di fede, e il politico può accettare o rifiutare il consiglio, come fece De Gasperi nel 1951. Ma quando si tratta di temi etici la Chiesa è obbligata a dare il suo parere. Dovere non solo diritto. S. Pietro avvertì chiaramente i capi del Sinedrio che lo avevano fatto arrestare e lo ammonivano di finire quella predicazione su Gesù; “Non possumus non loqui” (Atti, IV, 20). Oggi il capo dei vescovi italiani aveva il dovere di parlare; e, credo che i senatori cattolici abbiano altrettanto dovere di ascoltare. Senza illudersi che poi tanto i cattolici dimenticano.
2. Molta gente è rimasta inorridita nel sentire da conduttori, giornalisti e dilettanti una nuova espressione “il matrimonio omosessuale”. Ma altri sono rimasti ancor più meravigliati nel sentire intellettuali dichiarare che il matrimonio è un’istituzione evolutiva; a questo scopo è stata creata quell’altra: il matrimonio tradizionale. Ossia, se ho ben capito, questa nuova teoria, nei secoli il matrimonio, presso alcuni popoli, ha subito una revisione introducendo elementi nuovi o eliminando quelli antichi. Per favore, invece di fumose dichiarazioni, ci dicano in quale periodo, in quale popolo, in quali aspetti sono intervenuti questi cambiamenti? E’ chiaro che mi riferisco non agli aspetti formali, rituali, giuridici, familiari del rapporto matrimoniale, bensì alla sostanza di esso: l’unione fra un uomo e una donna. Poi sappiamo che nei diversi popoli il rapporto creava diritti, rapporti e usanze diverse, ma senza mai cambiare la sostanza. Anche nel diritto romano, dal matrimonio come potere del pater familias, agli albori della repubblica, si giunse al negotium matrimoniale del Codice giustinianeo con diritti e doveri in parte suggeriti dal cattolicesimo; mai, però, è messa in dubbio la sostanza del matrimonio. I profani sappiamo che da che mondo è mondo il matrimonio è l’unione fra un uomo e una donna. Questo principio è sancito in innumerevoli testi giuridici di popoli, diversi per clima, razza, cultura, tradizioni e organizzazione giuridica. Questo da quando nel diritto romano il matrimonio fu considerato “l’unione tra uomo e donna allo scopo di procreare figli legittimi”. E, facendo un lungo salto, approdiamo a un filosofo moderno, Hegel: “Lo spirito etico, nella sua immediatezza, contiene il momento naturale, che cioè l’individuo ha la sua esistenza sostanziale nella sua università naturale, nel genere. Questa è la relazione dei sensi, ma elevata a determinazione spirituale: è l’accordo dell’amore: lo spirito, come famiglia, è spirito senziente. La differenza naturale dei sessi appare altresì come una differenza della determinazione intellettuale ed etica”. (Enc. & 518-519). A parte la dimensione etica, in cui il matrimonio, come la società e lo Stato, viene collocato è un inno all’amore e alla unione creatrice di vita.
Abbiamo sentito anche espressioni, gettate come casualmente, ma furbamente pensate allo scopo di infondere nella pubblica opinione, senza violentarla, la convinzione che il matrimonio l’unione fra uomo e donna è un matrimonio tradizionale, che può essere cambiato così come si è introdotto il divorzio e l’aborto. Magari molti, seguendo il discorso principale, non si accorgono del suggerimento occulto, e non riflettono che il divorzio è la cessazione del matrimonio, la separazione fra l’uomo e la donna, ove non c’è nulla di contrario alla natura. Lo stesso dicasi persino dell’aborto anche se in questo caso c’è un omicidio legalizzato per motivi personali o sociali umanamente comprensibili. Il matrimonio non ha aggettivi: è il matrimonio.
3. L’unione civile è l’unione fra un uomo con un altro uomo e tra una donna con un’altra donna, cui vengono riconosciuti alcuni diritti nel campo sanitario, previdenziale, ereditario. L’adozione comporta che il bambino avrà due mamme o due papà. Questo riconoscimento dicono che sia un fatto di grande civiltà e di modernità. Sia ben chiaro: il Parlamento dia pure questi diritti alle coppie omosessuali. Però vogliamo chiederci per un momento che significa essere gay? IL sesso è, e su questo credo che nessuno possa dubitare, lo strumento che spinge una persona a desiderare la persona di sesso opposto; e questo allo scopo di continuare la specie, scopo fondamentale, in natura, di ogni essere biologico. Allora, desiderare lo stesso sesso che cosa è? E’ in questa risposta che si fonda questo lungo, assurdo, inconcepibile dibattito. In una trasmissione televisiva Cecchi Paone, la cui arroganza è molto superiore alla sua intelligenza, si presentò con una maglietta in cui era scritto: “Siamo uguali”. Vittorio Sgarbi gli osservò che un grande scrittore, poeta, regista, critico, P.P. Pasolini, che si dichiarava gay, ci teneva a dire che era diverso. E difatti sono diversi. Ma che cosa sono? L’omosessualità può essere una malattia, e allora chi ne è affetto ha tutta la nostra comprensione e solidarietà. Oppure può essere un vizio: nel qual caso voltiamo lo sguardo dall’altra parte e facciamo finta di niente. Può essere…. Che cosa può essere ancora? Ce lo spieghino. Ne prenderemo atto. Però, per favore, non ci dicano che sono normali.

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