Modica, “Anime Migranti” nella Sicilia delle partenze e degli arrivi di chi sogna il nuovo mondo. Spettacolo che è un messaggio forte al valore della fratellanza

Anime Migranti (1)

Una Sicilia che vede arrivare, una Sicilia che vede partire. “Anime Migranti”, parole di cartone, di e con Moni Ovadia e Mario Incudine, di scena ieri sera al Teatro Garibaldi, ha saputo rendere, al sold out dello storico e prestigioso spazio culturale, una tensione straordinaria sulla riflessione corale sulla fratellanza fra popoli.

Un viaggio, attraverso Paesi, volti, disperazione e tragedia, di migranti ben narrato con il ritmo del “cuntu”, sui testi di Mario Incudine e Mariangela Vacanti, sostenuto da un mix di immagini di Elisa Savi che fanno da plinto visivo al dramma dei popoli. I siciliani che partirono per le Americhe o quelli venduti per pochi sacchi di carbone nelle miniere della morte di Marcinelle, dove nel rogo perirono centinaia di operai, di cui molti italiani e siciliani e gli africani che raggiungono le nostre coste.
Un’efficacissima narrazione, tra memoria e musica dai riti magrebini, che racconta il dramma quanto mai attuale della immigrazione: nessuna diversità negli occhi e nei volti dei nostri conterranei costretti a cercare fortuna lontano da casa e gli africani che lambiscono, i più fortunati, le coste siciliane per un approdo verso un nuovo mondo, lontano dalle guerre, carestie e violenze.
L’opera è l’ombra di quel cono lungo che parte dalle “Supplici” di Eschilo, protagonista, con la rivoluzionaria regia di Moni Ovadia e Mario Incudine, della 51^ rappresentazione classica del ciclo degli spettacoli di Siracusa.
Anche lì il tema della migrazione era stato affrontato con la stessa efficacia e proiezione 2500 anni fa.
E Moni Ovadia si è ben appoggiato ai testi di Erri De Luca e Ignazio Buttitta per scavare nei sentimenti di quanti furono costretti a lasciare la propria terra per cercare lavoro e dignità.
Annalisa Canfora, giovane e promettente talento, ha chiuso, con le letture, il lato più umano e strazziante della vicenda: il dolore di madri e mogli con figli e mariti lontani costrette alla solitudine e alla disperata attesa sempre di buone notizie.
Lo spettacolo ha avuto il grande merito, ben trasmesso al pubblico, di fornire il lato vero della migrazione fuori dai luoghi comuni, dalle ipocresie concettuali, e quindi attraverso le parole della tolleranza, della solidarietà e della fratellanza: valori universali che dovrebbero vivere dentro di noi, senza spazio e né tempo.
La standing ovation finale e prolungata degli spettatori ha alla fine offerto il giudizio vero su uno spettacolo ben fatto e al di là della stringente attualità del tema, dal buon contenuto artistico e recitativo.

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