Il commercio equo e solidale è finalmente riconosciuto da una legge nazionale

quetzal

Il 3 marzo la Camera dei deputati ha approvato -con 282 voti favorevoli e 4 contrari- la proposta di legge “Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale”, il cui iter era iniziato nel maggio del 2014. Si tratta di un provvedimento importante, che riunisce alcuni testi presentati da diversi parlamentari (primi firmatari Realacci, Rubinato, Baretta e Da Villa).
Dal 2005 al 2015 erano state approvate una decina di leggi regionali -la prima fu quella toscana e l’ultima quella lombarda… niente in Sicilia. Da oggi avremo un corpo di diciassette articoli che definisce il fair trade e ne disciplina la presenza nell’ordinamento nazionale.

“Per commercio equo e solidale -spiega il documento redatto dal Servizio studi della Camera- si intende un rapporto commerciale con un produttore in forza di un accordo di commercio equo e solidale basato sul dialogo, sulla trasparenza, sul rispetto e la solidarietà, che è finalizzato all’equità nelle relazioni commerciali. Per accordo di commercio equo e solidale si intende un accordo di lunga durata stipulato con un produttore allo scopo di consentire, accompagnare e migliorare l’accesso al mercato di quest’ultimo, che preveda alcune specifiche caratteristiche, in particolare il pagamento di un prezzo equo, misure a carico del committente per il graduale miglioramento della qualità della produzione e in favore dello sviluppo della comunità locale, il progressivo miglioramento dei livelli di impatto ambientale della produzione, l’obbligo del produttore di garantire condizioni di lavoro sicure e di remunerare in maniera adeguata i lavoratori e di rispettare i diritti sindacali”.
“Il dibattito parlamentare costituisce innanzitutto un grande riconoscimento del lavoro fatto in questi anni dal movimento del commercio equo” spiega Alessandro Franceschini, presidente di Equo Garantito, l’associazione di categoria che raccoglie le organizzazioni di commercio equo e solidale italiane e di cui anche Coop. Quetzal di Modica fa parte. “Intendo quella forma di economia che è grande strumento di cooperazione internazionale. C’è stato consenso unanime su questo. In secondo luogo, la legge ha dei contenuti importanti. Tre gli aspetti principali: il primo è la definizione precisa di ci che è commercio equo e solidale, con l’accento sul ruolo delle organizzazioni che lo promuovono. Il secondo aspetto è la tutela: nei confronti del movimento, nel contrasto agli abusi, nel rispetto del consumatore. Il terzo aspetto è la promozione: la legge mette infatti a disposizione risorse ingenti -fino un milione di euro per il primo anno- per sostenere a tutti i livelli il fair trade”. La legge è stata scritta in collaborazione con Equo Garantito, “e per questo ci sentiamo molto rappresentati -continua Franceschini-. l’iter parlamentare è stato rispettoso delle prerogative, e il documento su cui si basa la legge è la Carta dei criteri, la nostra Costituzione. Infine c’è il riconoscimento della filiera integrale: chi fa commercio equo dev’essere un’organizzazione che lo fa in prevalenza, senza fine di lucro”.
Ora il provvedimento passa al Senato: sarà finalmente uno strumento che non renderà più possibile né di spacciarsi per soggetto di commercio equo e solidale, pur non rispettandone i criteri ormai definiti per legge, né permetterà che un funzionario o ispettore qualsiasi possa dichiarare, forte solo della sua ignoranza, che il commercio equo non esiste o che non è motivo per essere una cooperativa sociale, come anche a Modica, nei nostri confronti, in anni recenti, è successo.

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