Il Carnaio della Giustizia, ovvero del Tribunale di Ragusa…di Carmelo Scarso

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Quanto vi sto per raccontare è realtà, sconcertante e paradossale realtà. Quando l’ho vissuta mi sono ricordato di un passo de la Bete Humain (Bestia Umana) di Emile Zola, Le Train Fou (Il Treno Folle)(absit iniuria verbis), un treno cioè che, passando da stazione a stazione alla deriva e senza controllo, travolgeva tutti, massacrando uomini e distruggendo cose, maciullando corpi umani e demolendo ostacoli, e nessuno faceva o poteva fare alcunché:
“Qu’importaient le victimes que la machine ècrasait en chemin ?” (Che importavano le vittime che la macchina travolgeva nel cammino ?). Nei giorni scorsi mi sono trovato a transitare nel plesso sussidiario di Palazzo INA del Tribunale di Ragusa e ho avuto la disavventura di entrare nell’aula (generosissima qualificazione dell’autore) ove venivano discussi i
procedimenti civili esecutivi. Mi ritrovai nel mezzo di un carnaio di magistrati, avvocati ed altri addetti giudiziari, dove la necessaria promiscuità di funzioni in spazi tanto ristretti ed angusti quanto affollati costituiva l’habitat ideale perché virus e batteri avessero campo libero di contagiare, diffondersi e, perché no, creare gravi problemi di salute pubblica nel caso di asintomatiche malattie invettive da chiunque portate.
Dopo qualche giorno ancora, la scena si è ripresentata in un’aula del plesso centrale del Tribunale: identica, dove addirittura due magistrati, con il corredo di tantissimi ammassati e sgomitanti avvocati, tutti rivendicanti
precedenza al pari della primogenitura di Esaù, armati di testimoni del giorno, erano costretti a svolgere le loro funzioni (si fa per dire) in una sola aula (altra generosa qualificazione dell’autore).
Sbalordito (non pensavo che dopo la chiusura della comoda e accogliente struttura giudiziaria di Modica si potesse arrivare a tanto!) ed ancor di più arrabbiato, sento oggi il dovere di consegnare, non agli irresponsabili, indolenti, sordi ed omissivi Uffici competenti, ma all’opinione pubblica una denuncia.
Denuncio che i magistrati sono vittime, perché costretti a non potere svolgere, con la serenità e riservatezza dovute, le loro delicatissime funzioni.
Denuncio che gli avvocati sono vittime, perchè costretti a non potere esercitare il loro altrettanto delicatissimo mandato con la dovuta e pacata diligenza, assemblati come sono per necessità un una informe, arrembante, tumultuosa calca Denuncio che gli altri operatori giudiziari sono vittime, perché costretti a svolgere le loro mansioni in spazi assolutamente insufficienti e privi delle più elementari e fondamentali strutture di tutela e sono costretti a sopportare stoicamente (chissà perché?) una insostenibile realtà lavorativa. Denuncio che gli utenti della giustizia sono vittime del caos giurisdizionale, in tutte le sue varie manifestazioni. Ma, nel contempo, mi corre il dovere di altra denuncia in relazione alle responsabilità di questo indecente carnaio umano.
Denuncio che Magistratura, Ordine Forense, Sindacati Giudiziari, Organi di Controllo per la tutela degli ambienti di lavoro, questi ultimi dolosamente omissivi nonostante i ripetuti inviti e diffide (c’è da temere ritorsioni nell’adempimento dei loro doveri? E se si, da chi?), Ministero della Giustizia e Amministratori Comunali, sono tutti responsabili in concorso, chi per condotte commissive e chi per condotte omissive, di fare svolgere le funzioni giudiziarie in ambienti assolutamente inidonei e pericolosi per la salute e per la sicurezza di tutti coloro i quali sono costretti a praticare le strutture del Tribunale.
E allora? Allora “Nous arretons ce train fou” (Fermiamo questo treno folle).

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