Verso il referendum”. Incontro ieri a Modica indetto dal Partito Democratico alla presenza del senatore Zanda

Giovanni Spadaro

L’incontro di ieri col senatore Zanda, capogruppo del Pd al Senato, è l’ultimo di una serie di appuntamenti che il Pd cittadino, grazie all’interessamento della senatrice Padua, ha voluto organizzare per far sentire dai diretti protagonisti le riforme che il governo Renzi sta portando avanti.

Sotto l’ottima conduzione del moderatore Salvatore Poidomani, dichiara il segretario cittadino del PD di Modica Giovanni Spadaro, nell’incontro sono stati sviscerati i temi della campagna referendaria che prende il via in questi giorni.
Il senatore Zanda ha con chiarezza illustrato le ragioni della riforma costituzionale, e quindi del Sì al prossimo referendum, ma ha anche affrontato le ragioni del No come esposte dagli intervenuti nel dibattito “smontando” le osservazioni, a dire il vero ripetute come una sorta di mantra, che sono più frutto di una contrapposizione politico/ideologica presa a priori che frutto di un’attenta lettura del testo della riforma dinanzi al quale ognuno può poi prendere una legittima posizione favorevole o contraria.
Quello che è emerso dall’incontro, prosegue Spadaro, è che il prossimo referendum non deve trasformarsi in un plebiscito pro o contro il governo ma deve essere la scelta tra una forma d’istituzioni parlamentari che vantano nobilissime origini ma che sono inadeguate ai tempi e un’altra che garantisce celerità al processo di creazione delle leggi, disciplina in modo più funzionale il rapporto Stato/Regioni e permette quindi all’Italia, rimessa al passo con i tempi, di svolgere il ruolo che le spetta nel contesto internazionale.
E’ certamente legittimo dichiararsi contrari alla riforma, come leggo dalla stampa, perché questa non garantirebbe alcun posto nel parlamento nazionale a rappresentanti della provincia di Ragusa, ma questa è una tesi che oltre ad essere falsa e fuorviante, perché confonde il testo costituzionale con la legge elettorale, è riduttiva.

Le grandi questioni “epocali” dei nostri tempi, dal fenomeno dell’immigrazione al fanatismo religioso (e conseguente terrorismo), al dominio della grande finanza, richiedono risposte forti dagli organismi internazionali cui ciascuno Stato deve far parte con la dovuta autorevolezza.
Questa, ossia la credibilità dello Stato dinanzi agli altri partners internazionali, può derivare solo dalla certezza che il governo, di qualunque colore politico esso sia, debba essere messo in condizione di governare senza essere frenato da interminabili passaggi parlamentari o infiniti ricorsi pendenti dinanzi alla Corte Costituzionale per dirimere i conflitti di competenze tra Stato e Regioni.
Con questa riforma non si mette in discussione la democrazia, anzi la si rende efficiente dando la possibilità ai cittadini di valutare e votare le formazioni politiche al governo sulle scelte fatte o non fatte senza che queste possano ormai avanzare alibi.

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