Dialogare col proprio organo sessuale. La rubrica del dottore Federico Mavilla

Dott. Federico Mavilla

C’è un libro scritto dal famoso Moravia agli inizi degli anni ’70, che fece un certo scalpore“ Io e lui”, in cui l’autore descriveva il rapporto confidenziale e colloquiale che molti uomini hanno con il loro sesso.
Ormai è noto che il pene è non solo organo di riproduzione, ma rappresenta un simbolo di virilità e strumento di piacere ed è anche portatore di numerosi significati, simbolici e emozionali molto importanti. Gli uomini hanno un rapporto particolare con il proprio pene, lo guardano, gli parlano e a volte coinvolgono la partner in un gioco allusivo.

Per molti è un amico intimo, un confidente, e pare proprio che il pene abbia una personalità indipendente, talvolta difficilmente controllabile. Ma da dove nasce questa sorta di sdoppiamento e il sentire il proprio pene come qualcosa che vive di vita propria? Ovviamente dipende dal fatto che l’erezione non è sempre e del tutto padroneggiabile. Perciò sembra proprio che il pene abbia una sua personalità e un suo volere indipendente.
Il pene non è un semplice organo di piacere e riproduzione, ma è portatore di numerosi significati simbolici. I principali sono la virilità, la potenza, l’autoaffermazione e quindi di base l’autostima. Per questo alcuni maschi hanno un’attenzione talvolta esagerata verso questa parte del corpo.
Gli uomini entrano in crisi se per qualsiasi motivo ritengono il proprio pene inadeguato: i disturbi erettivi fanno sentire meno maschi, i confronti di dimensioni turbano e eventuali commenti indelicati anche scherzosi da parte di una donna possono causare dei veri e propri traumi.
Il dialogo tra uomo e pene aiuta a prendere coscienza delle “emozioni del pene”, ovvero la consapevolezza dei propri desideri profondi e delle proprie pulsioni. Quindi della propria sessualità. Più un maschio ha contatto con il proprio organo sessuale, maggiore è la soddisfazione e la sicurezza di se stessi. Ma cosa dicono gli uomini al proprio pene?
Alcuni parlano con il proprio sesso prima o dopo una prestazione sessuale; c’è chi lo incoraggia a far bene il proprio dovere e chi invece lo insulta dopo una defaillance. È come un modo di addossare all’esterno la responsabilità di alcuni comportamenti di cui ci si vergogna.
Altri hanno bisogno di addormentarsi con la mano sul pene, perché questo regala sicurezza e autostima; altri ancora lo ammirano e gli fanno i complimenti per la sua bellezza, perché è una forma di auto gratificazione.
In presenza di disturbi del pene (disfunzione erettiva, impotenza etc.) molto spesso gli uomini parlano del pene in terza persona, come se volessero staccare da sé questa parte. Ma le donne non sopportano questo tipo di comportamento e spesso diventano offensive e aggressive. Ma chi lo fa, sa di ferire il partner e il problema non risiede nella forma o nella prestazione, ma nella grande aggressività che si nasconde in queste donne. È fondamentale che la donna mostri apprezzamento per i genitali del compagno, perché questo infonde sicurezza e tranquillità nell’uomo. ( amando.it )
E’ in libreria un bel libro “Storia del pene, da Adamo al Viagra” di David Friederma, in cui si parla della storia del pene come strumento di vita e di piacere, emblema di vergogna e oggi anche “consumatore” di sostanze.

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