Giornata di grande festa questa mattina in piazza San Giovanni a Ragusa per i bambini promossa nell’ambito della giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in una due giorni promossa dalla Cgil . In piazza San Giovanni è stato offerto uno spettacolo CRIPTOZOO con le marionette danzanti di Ezio Scandurra alla presenza di tanti bambini e genitori. Ieri al liceo scientifico “E. Fermi” si è tenuta una conferenza sul tema I bambini cittadini di oggi. Hanno dato il loro contributo Save the Children Amnesty International, Auser, e Sportello Ascolto Attivo.
Una discussione che ha toccato il tema della condizione dell’infanzia nel mondo. Il segretario generale ha parlato dei progetti di solidarietà dalla Cgil nel mondo e in particolare in Senegal e delle problematiche italiane relative al welfare dedicato all’infanzia.
“In realtà l’Italia investe nella protezione sociale di ogni cittadino, commenta Giuseppe Scifo segretario generale della Cgil di Ragusa, quanto spendono in media i 28 Paesi europei (7627 euro), ma il nostro welfare è chiaramente poco efficace nel combattere l’esclusione sociale e le povertà minorili. L’Italia non brilla nemmeno in quanto ad efficacia della protezione sociale degli anziani sopra i 65 anni, malgrado investa in questa voce la maggior quota di spesa sociale in Europa, ben il 60%: la classifica in questo caso ci vede solo diciannovesimi, evidenziando il problema di equità del sistema pensionistico ( superare il conflitto generazionale, gli anziani sostituiscono il welfare).
Non solo bambini e ragazzi sono nettamente più esposti a crisi e rovesci economici, ma il gap generazionale si è andato ampliando nell’ultimo decennio: tra il 2005 e il 2015 è triplicata la percentuale delle famiglie con bambini che vivono in povertà assoluta, cresciute dal 2,8 al 9,3%, mentre è scesa quella delle famiglie con almeno un anziano (4,8% nel 2005, 4,3% nel 2015); tra il 1997 e il 2015 è cresciuta del 70% la quota di famiglie con almeno 1 figlio minore in povertà relativa (dal 10,2% al 17,2%) e si è dimezzata quella delle famiglie con 1 anziano (dal 15,7% al 8,5%) (Istat 2016).
Il trend è confermato dagli ultimi dati rilasciati dall’Istat. La forbice tra bambini e adulti continua ad allargarsi: mentre nel 2015 l’incidenza di povertà assoluta si mantiene stabile tra la generalità delle famiglie (6,3% rispetto al 6,1% rilevato nel 2014) e diminuisce leggermente tra quelle con almeno 1 persona anziana (dal 5,2% al 4,7%), cresce nuovamente tra le famiglie con 1 bambino passando dall’8,5% al 9,3%.”
Diseguaglianze di reddito contribuiscano a circoscrivere le possibilità di formazione e di crescita di tanti ragazzi, limitando la loro partecipazione alle attività ricreative e culturali. Il 58% dei bambini che vivono in famiglie con risorse economiche scarse o insufficienti non ha praticato sport in modo continuativo nel corso del 2015, una percentuale assai maggiore di quella che si registra tra i coetanei che possono fare affidamento su risorse ottime e adeguate in famiglia (44,7%). Sbarramenti analoghi si riscontrano per quanto riguarda l’accesso alla lettura (11 punti di scarto), ai musei (20 punti) e ad altre attività culturali (Istat per Save the Children 2015).
Il dato trova una prima parziale verifica empirica nelle tavole sulla spesa media mensile delle famiglie con bambini elaborata da Istat: se per il capitolo “ricreazione, spettacoli e cultura” nel 2015 l’investimento medio è di 177 euro, le famiglie più povere spendono in media appena 33 euro mensili (18 euro al Sud,41 al Nord), un quinto della media e 20 volte in meno rispetto alle famiglie più abbienti (620 euro), un differenziale più alto rispetto a qualsiasi altra voce di spesa, peraltro in tendenziale crescita rispetto agli anni precedenti. Ipoteche analoghe gravano sull’istruzione, dove le famiglie più povere si devono accontentare di un budget (7 euro) inadeguato a garantire l’acquisto dei libri di testo e materiali didattici per i propri figli o a pagare le rette per attività e servizi (mense, gite, corsi) in assenza di esenzioni e sistemi funzionanti di tutela per le fasce più deboli (Istat 2016c). Tra i fattori ricorrenti correlati alla dispersione scolastica, i rapporti internazionali segnalano la disoccupazione e il reddito basso dei genitori, e il disagio sociale dei territori in cui si va ad abitare. «In quelle che vengono comunemente definite ‘aree svantaggiate’ si registra una maggiore concentrazione di giovani che abbandonano precocemente i percorsi di istruzione e formazione.