Modica, il presepe della città alla Casa don Puglisi realizzato con 2000 bambini. Chi dona genera legami forti che rendono bella e coesa la città

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Aperto domenica scorsa il “presepe della città” alla Casa don Puglisi di Modica preparato con due mila bambini, ora sono gli stessi bambini che lo visitano a guidare i genitori e a far emergere i vari significati. Ognuno intanto cerca la casetta che ha portato al termine dei laboratori sul cibo condiviso che rende ogni casa capace di avere porte per ospitare chi è solo e finestre per aprirsi al mondo.

E le casette, fatte spesso riunendosi insieme le famiglie, si trovano ai vari angoli della Casa a rappresentare una sorta di “prologo” del racconto che accompagna la visita del presepe e a far rivivere i vari ambienti: la campagna, la città, la montagna (che richiama i fratelli di Paganica all’Aquila), a dire che la luce del Natale arriva dappertutto. Con Gesù bambino collocato in mezzo alla case, a ricordare che Dio condivide dall’interno della vita la storia degli uomini, potendo dire a tutti coloro che stanno visitando il presepe (soprattutto a coloro che stanno vivendo un lutto, una separazione, ferite non rimarginate) che mai dobbiamo sentirci abbandonati.
Dopo aver ammirato tra l’androne, le scale, anticappella le casette, i bambini sanno già che la prossima tappa sarà il salone della Casa, che per due mesi è stata la grande sala da pranzo della colazione solidale e che ora ospita due originali istallazioni. Che suscitano rinnovato stupore e sorpresa per chi si aspettava magari un tradizionale presepe, ma non nei bambini. Che subito riconoscono, nell’assemblaggio di case sospese verso l’alto, la città chiamata ad accogliere la luce del dono che genera legami veri e, nella bambina di cartapesta, la protagonista della fiaba “polvere di stelle” … A questo punto si spengono le luci e inizia il racconto con ulteriori sorprese. Sono le luci e la sagoma della bambina che segnano i vari passaggi della narrazione, fino a quando una musica possente segna il passaggio dal buio della notte al cielo che si illumina e copre di stelle la bambina che ha donato tutto. Ed ecco che grandi e piccoli si uniscono in una profonda commozione, a cui un bambino ha dato parola dicendo: «quanta è forte e calda la luce quando si dona …».
Lo sguardo subito va anche all’altra istallazione, alle case unite e sospese, legate al tetto da una fune. «Un cordone ombelicale, un cordone ombelicale fra la terra e il cielo!» – esclama una bambina più grande. E l’educatrice della Casa spiega il senso complessivo del presepe e gli altri segni: «Il tema di quest’anno è il cibo condiviso. Si lega al messaggio del Natale che ha al centro una mangiatoia la quale, ordinariamente destinata agli animali, ospita il Figlio di Dio, pane spezzato per tutti gli uomini. Nel nostro presepe la mangiatoia è la maidda, oggetto della nostra tradizione in cui si impasta il pane e in cui si mangia insieme, condividendo gioia e calore, trasformando il cibo da semplice nutrimento del corpo a nutrimento dell’anima. E questo diventa, nella quotidianità, un filo indissolubile e robusto come una fune che ci permette ogni giorno di rimanere ancorati a ciò che ci dà vero nutrimento e sospesi o meglio liberi dalla pesantezza delle “cose” terrene. Ci ricorda che, per ridare vita ad una terra che rischia diventare arida, occorre mettersi in movimento verso l’altro, far germogliare fraternità e dono lasciandoci guidare dal cielo stellato, dalla costellazione di virtù che ci fa ritrovare attenti gli uni verso gli altri. A Betlemme, casa del pane, la stella indicava un bambino avvolto in fasce; oggi quella stessa luce conduce alla Casa don Puglisi, luogo in cui la cura dei piccoli è affidata alla capacità di donare che avrà ognuno di noi».
C’è un particolare non secondario. Per le spese vive ha contribuito la Fondazione Val di Noto, ma tutto l’enorme lavoro di questi mesi e la qualità artistica di ogni particolare sono stati resi possibile da tanta dedizione di volontari (tra cui le giovani del servizio civile) ed educatori della Casa, con una particolare ininterrotta presenza e regia di Salvatore e Giulia, veri maestri arte e di cura educativa verso la città, con massima gratuità. Che rimanda al segreto della Casa don Puglisi: l’esserci con il cuore! Quel cuore che fa tutto compiere come Casa, misura della vita piena e incastro della vera e corale bellezza della città.

 

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