Cristiani, ebrei, musulmani insieme per la pace, nella terra di Giorgio La Pira, in occasione dell’anniversario della nascita. “Santa è la pace, non la guerra”. Le parole di papa Francesco sono risuonate con forza all’inizio della veglia che si è tenuta ieri sera nella chiesa madre al termine della marcia iniziata davanti alla chiesa di Santa Maria di Portosalvo.
Piena sintonia tra il messaggio del papa, che chiede di fare della nonviolenza uno stile di vita e anche della politica, e la testimonianza del ‘sindaco santo’. C’è un solo Dio, e tutte le strade portano a Lui. Lo ha ricordato l’Imam Thierno Barry, rifugiato della Nuova Guinea. L’Imam ha parlato di uno stile di umanità che apprende la saggezza di Dio attraverso i genitori o quanti sanno essere da esempio. Il vice rabbino di Siracusa, Gabriele Spagna, ha ricordato La Pira e la comune radice abramitica delle tre grandi religioni monoteistiche, che genera fraternità e dialogo. E la radice abramitica si è concretizzata nel saluto portato a nome del rabbino in ritiro a Gerusalemme: ritrovare la pace, anzitutto dentro noi stessi. Il presbitero cattolico, don Paolo Catinello, ha portato nella preghiera tutte le situazioni di guerra e in particolare la sofferenza dei bambini. La comunità missionaria ha introdotto un testo di un poeta giapponese in uno degli intermezzi musicali curati da Pier Paolo Sichera. Suor Giovanna, che per tanti anni è stata in Oriente, ha riportato una bella preghiera indù. «La veglia – spiega il direttore della Caritas diocesana, Maurilio Assenza – ha ricordato come siano importanti silenzio e preghiera per ritrovare quella casa interiore che rende pacifici e pacificanti, in tempi di amarezza e agitazioni, e quindi veramente ospitali e capaci di incontro. Un incontro di diversità che sarà il nostro futuro per il quale dovremo saper trovare parole che ci mettano insieme. E le parole scaturite dalle grandi tradizioni religiose sono state capaci di farci fare qualche passo indietro, quando è necessario, per interrompere giudizi e pregiudizi, qualche passo avanti quando è necessario per difendere i deboli e fare obiezione di coscienza contro ogni forma di violenza, soprattutto di farci fare passi con cui essere accanto e intessere all’incontrario la storia dal basso rispetto ai giochi di morte dei potenti. Giocandosi in Dio la vita, Lui che è datore di pace e tutti chiama ad essere la sua unica famiglia dove l’unico privilegio è verso i più deboli, perché questa è la logica conseguenza di un amore vero. Per questo – conclude Assenza – la Caritas continua a chiedere che le famiglie si aprano, e si moltiplichino posti a tavola che, mentre non lasciano soli quanti sono ai margini, diventano educativi e fanno crescere i giovani più veri e più forti».
Alla veglia hanno preso parte anche il vicario generale della diocesi di Noto, don Angelo Giurdanella, il vicario episcopale per i problemi sociali e vicario foraneo di Pozzallo, don Salvatore Cerruto, e il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna.