L’osservazione dal basso …di Direttore. Pensieri minimi sulla giornata dell’8 marzo

domenico-pisana

Le numerose manifestazioni che si tengono l’8 marzo, giornata dedicata alle donne, mi spinge ad alcune osservazioni su questa “festa”, che viene presa ad emblema per focalizzare l’attenzione su temi come i diritti delle donne e le quote rosa,

le pari opportunità, la violenza contro le donne e il femminicidio. Io sono dell’idea che chi fa violenza è un criminale e basta: sia che violenti o uccida una donna, sia che violenti o uccida un uomo, un bambino o un anziano. Ogni violenza è inammissibile, inaccettabile e da condannare senza “se” e senza “ma”. E da qualsiasi genere sessuale provenga.
A mio parere la donna non ha bisogno di “quote rose”, di “giornate particolari”, di “manifestazioni e di mimose”; paradossalmente mentre la simbolicità di queste giornate dovrebbe portare al superamento di certi schematismi sul rapporto uomo.donna, nei fatti succede che li riconsolida.
Per me le donne sono uguali agli uomini in tutto: per intelligenza, capacità, forza; possono dominare e comandare come l’uomo; possono essere dolci e dure come l’uomo, delicate e aggressive come l’uomo; possono lanciarsi da un areo e fare l’astronauta come un uomo; possono fare guerra, uccidere e fare violenza verbale e fisica come un uomo; possono amare e odiare come un uomo; possono prostituirsi come un uomo; possono fare politica e avere incarichi istituzionali come un uomo; possono essere cattive e spregiudicate come un uomo e si potrebbe continuare ancora…
Femminismo, maschilismo, femminicidio, e io aggiungo ominicidio, sono certamente fenomeni sociologici esistenti, ma spesso le coniazioni terminologiche che nel lessico mass-mediale trovano spazio abbondante, a volte deviante, finiscono per perpetuare quella distinzione tra il maschile e il femminile come di domini opposti per i quali bisogna operare sensibilizzazioni particolari.
Forse se nella nostra società c’è una prevalenza del maschile all’interno delle sue varie articolazioni, è perché la donna rinuncia, più o meno consapevolmente, a mettere in campo i suoi talenti, le sue doti, il suo potenziale di attitudini, il suo mondo interiore, i suoi sogni, il suo patrimonio culturale e intellettuale, consentendo il prevalere di quella misera idea che la riduce ad oggetto da possedere per il soddisfacimento di desideri sessuali e, per i criminali, da violentare.
Uomo e donna sono fatti per essere complementari, “per condividere, diceva Tertulliano, la stessa speranza, per gioire e soffrire insieme perché creati a immagine dell’Amore”. Uomo e donna esistono non per farsi violenza reciproca, ma perché ognuno possa costruirsi un progetto di vita come soggetto libero che sceglie di rimanere single, di diventare padre, madre, di farsi una famiglia, di realizzare, senza paura né vergogna, il proprio futuro.
Perché nella nostra società possa prevalere questa visione occorre però una conversione di mentalità culturale, e se iniziative come la giornata dell’8 marzo servono a questo scopo che ben vengano, ma se dovessero ridursi ad una retorica sul femminile credo vadano ripensate in termini di finalità e di scelte organizzative.
Grazie a tutte le donne e a tutti gli uomini che con i talenti personali messi a servizio della collettività, contribuiscono a rendere più umana e più vivibile questa nostra società!

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