L’Inda, l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa, porterà in scena “Le Baccanti” di Euripide, domenica 26 marzo alle 18 in via Mormina Penna a Scicli, davanti la chiesa di San Michele Arcangelo. La regia è di Carlo Boso. In scena le attrici e gli attori del terzo anno dell’Accademia d’arte del Dramma Antico intitolato alla memoria di Giusto Monaco. Il progetto è patrocinato dall’assessorato alla cultura del Comune di Scicli, retto da Caterina Riccotti.
Note di regia
“Le Baccanti”, scritto nel 407 a.C., rappresenta il testamento culturale, spirituale di quel gigante del teatro, che risponde al nome di Euripide.
Nella realizzazione de “Le Baccanti”, abbiamo voluto tener conto dei dettami di Aristotele e immaginare uno spettacolo dove, per la prima volta in epoca moderna, tutti gli interpreti, protagonisti, coreuti e comparse, utilizzino delle maschere destinate a dar credibilità ai personaggi, farli immediatamente identificare dal pubblico e a dar forza alle loro voci. Uno spettacolo che vuole rispettare e riproporre la grammatica teatrale della tragedia greca con parti parlate in varie lingue e dialetti, parti danzate e parti cantate.
“Le Baccanti” vuole essere uno spettacolo universale di facile comprensione e accessibile a tutti gli spettatori del mondo. Uno spettacolo dove i differenti linguaggi espressivi non rappresentino un ostacolo alla comprensione ma, al contrario, un arricchimento dei valori morali e sociali, veicolati dall’ opera di Euripide, contribuendo così alla trasmissione di un pensiero destinato a dare una speranza ai giovani “Dioniso” e alle giovani “Baccanti” di tutto il mondo.
Un laboratorio aperto alla sperimentazione
Attraverso una compagnia di attori affiatati davvero come devono essere gli elementi di un coro, si è messo in scena uno spettacolo in cui i ruoli non sono fissi. In cui si sperimenta e ci si sperimenta. Non sono le personalità a comandare, ma la volontà di prestare servizio sulla scena restituendo al pubblico quel respiro unico, quel pathos cosmico che era il percorso catartico della tragedia. Si torna ad Aristotele dunque. Nella Poetica il filosofo ci insegna che la tragedia è imitazione di fatti e non di uomini, “quindi gli uomini non svolgono l’azione scenica per riprodurre i caratteri. Ma attraverso le azioni assumono i caratteri”.
Nella tragedia greca, pur in misura diversa nei tre drammaturghi, è il coro a dare unità al dramma.
Il coro torna al centro. E proprio lì lo mette la sperimentazione dell’INDA.
Basta guardare per comprendere. Sono voci che parlano. Voci che si muovono insieme lungo un sentimento comune e che accomuna. Così il meticoloso susseguirsi delle azioni in scena, che ripercorre puntualmente l’intreccio originario della tragedia, ci regala incastonate nel fluire della voce del coro, le scene che raccontano i fatti cruciali. “Niente” di nuovo dunque. Se non una nuova determinazione di restituire al Coro il senso che ha sempre avuto.
Una sfida dunque. Una sfida che si rinnova.
Interpreti:
Balistreri Delfina, Biuso Alfonso Maria, Canzonieri Alice, Carvello Michele, Cassenti Martina, Elia Valentina, Formato Gabriele, Roberta Giordano Goro Giulia, Iannotta Debora, Ingargiola Clara, La Pira Elvio, Manzella Marcello, Giulia Navarra, Paolo Pintabona, Prestigio Bruno Maurizio, Tinè Sebastiano, Zelia Catalano
Musiche: Salvatore Sampieri
Costumi: Sartoria Teatrale INDA
Scene: Laboratorio Teatrale INDA
Maschere: Stefano Perrocco di Maduna
Segretario Accademia: Sebastiano Aglianò
Coreografie: Dario La Ferla
Assistenti alla Regia: Francesco Torre e Giulia Navarra
Regia
Carlo Boso