“Sembra proprio di capire che l’on. Nino Minardo sia soddisfatto del risultato ottenuto nei minuti di recupero della partita che si è conclusa giovedì 23 marzo alla Camera dei Deputati”.
Una Nuova Prospettiva torna all’attacco del parlamentare modicano dopo che questi ha “subito” l’inammissibilità di tre suoi emendamaneti. “Nei giorni successivi – dice Piero Paolino – Minardo ha collezionato un’altra “non ammissione”
al voto per un altro emendamento presentato insieme a 22 parlamentari; e se l’esito è stato questo, nonostante fossero tutti parlamentari di maggioranza, si può ben immaginare la bontà e l’utilità dell’intervento proposto.
Non volendo e potendo tornare in Sicilia a mani vuote, visti i toni trionfalistici e i milioni in arrivo sbandierati nei mesi scorsi, l’onorevole avrà pensato di provare a portarsi a casa quello che in parlamento viene considerato una sorta di premio di consolazione, di contentino da poter mostrare per dire che qualcosa si è fatto.
Ha, infatti, presentato un ordine del giorno come primo firmatario, al quale si sono aggregati altri 5 parlamentari.
Ma anche in questo caso ha ricevuto un netto parere contrario da parte del sottosegretario Paola De Micheli, la quale, nel suo intervento, ha ben sottolineato i motivi che rendevano irricevibile il testo proposto: “…il Governo esprime parere contrario perchè non possiamo applicare questa norma laddove non c’è uno stato di emergenza nazionale dichiarato. Quindi, genererei un’aspettativa che poi non potrebbe aver seguito. Possiamo immaginare un dispositivo che sostenga l’intervento lì ma non questo dispositivo e me ne dispiace assolutamente.”
A quel punto soltanto un “miracolo” politico poteva salvare l’onorevole dal rientro a casa a mani vuote, e così, infatti è stato. Il sottosegretario De Micheli, nel corso del prosieguo della seduta, ha fatto giungere al Presidente una nota nella quale comunicava un cambio di parere sull’emendamento n.88 proposto dall’onorevole Minardo, prima giudicato contrario. Con una riformulazione che sostituiva alcune parti e ne tagliava altre, l’ordine del giorno veniva accolto con questa formulazione finale: “… impegna il Governo, una volta riconosciuto l’eventuale stato di emergenza nazionale, ad adottare, in tempi rapidi gli atti previsti all’articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, necessari ad estendere le disposizioni di cui ai commi 422-428 della legge di stabilità 2016 (legge n. 208/2015), alle regioni colpite dagli eventi calamitosi del gennaio 2017”.
Ora, sarà per nostra inesperienza e incapacità, ma non riusciamo a comprendere quale dovrebbe essere il motivo di giubilo per un atto che sostanzialmente non dice nulla, o meglio nulla di nuovo.
È infatti notorio che la Regione Sicilia nei giorni immediatamente successivi al 23 gennaio, per la precisione il 26 gennaio scorso, ha provveduto a dichiarare lo stato di calamità naturale e a richiedere ai competenti Organi dello Stato la dichiarazione dello stato di emergenza, e altrettanto ben note sono le norme di riferimento, ovvero la legge n. 225/1992 e la legge di stabilità del 2016.
Quindi quanto di indispensabile e di competenza del Governo, ovvero la dichiarazione dello stato di emergenza, è già stato chiesto dal Presidente della Regione, e con esso tutti gli atti conseguenziali previsti dalla normativa.
Tantomeno vogliamo e possiamo pensare che l’enfasi e i toni entusiastici possano riferirsi all’impegno a fare “in tempi rapidi”, perchè crediamo che questo, senza bisogno di un ordine del giorno e di una presenza alla Camera dei Deputati, sia semplicemente un auspicio ed è lo stesso di tutti i cittadini siciliani, in particolar modo di quanti hanno subito danni e sperano di poter avere un ristoro per le loro perdite.
Pertanto, se l’onorevole Nino Minardo è contento per così poco, non vogliamo di certo infierire ulteriormente, rischiando di renderlo consapevole del magro bottino.
Siamo però certi che dopo quest’ennesima prova di innesco di aspettative (per citare il sottosegretario De Micheli), che puntualmente vengono poi disattese, i cittadini siciliani sapremo ancora meglio soppesare e valutare le dichiarazioni e i roboanti proclami che ci giungeranno da quanti fanno, di queste poco onorevoli modalità, il loro modus operandi”.