Hospice Modica, testimonianza di esperienza della famiglia La Raffa

hospice modica

La legge 38/2010 sancisce il diritto per tutti a non soffrire, tutela e garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, ancora oggi però molte famiglie non riescono a gestire i difficilissimi momenti di sofferenza delle proprie persone care e spesso ci si sente impotenti davanti alla malattia. Le cure palliative, pur non combattendo le cause della malattia, riescono a dare la migliore qualità di vita possibile ai malati terminali, cercando di attenuare il dolore e tutti i sintomi legati alla malattia, aiutando allo stesso tempo dal punto di vista psicologico, sociale e spirituale sia l’ammalato che i familiari. A Modica ormai da qualche anno, l’inaugurazione risale al 2010, esiste una realtà in grado di dare un grande aiuto a chi si trova a vivere questo momento di sofferenza, si tratta dell’Hospice,

un presidio dell’Asp che ha sede all’ospedale Maggiore di Modica, totalmente a carico del Servizio sanitario nazionale, in cui è impegnata un’equipe completa, formata da varie figure professionali. Si tratta di uno dei pochi centri all’avanguardia di questo genere, presenti in Sicilia, in cui operano bravi professionisti, ma non solo. Qui si respira un’atmosfera di grande umanità che purtroppo non può mai darsi per scontata. A volerlo evidenziare è la famiglia La Raffa, che sulla propria esperienza ha vissuto la triste realtà della sofferenza, quella per la quale purtroppo non si può più trovare una soluzione. Al termine di questa pagina così dolorosa, i familiari della paziente che ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita all’Hospice di Modica, hanno voluto dare la propria testimonianza dell’esperienza avuta a contatto con questo reparto. “…..quando si parla della sanità siciliana e/o italiana in generale, si pensa sempre alla malasanità senza soffermarsi mai a valorizzare a tutti quei medici che con grande passione e spirito di sacrificio svolgono il proprio lavoro. Il Dottore Vittorio Cataldo, primario e responsabile dell’Hospice di Modica, in una delle lunghe chiacchierate che ama fare con pazienti e parenti, un giorno disse: “ho imparato di più in Hospice a fare il medico che in 20 anni di reparto”, allora questa cosa mi stupì, inizialmente… ma poi con il passare dei giorni, dove le ore sembrano interminabili, quando ti senti impotente dinnanzi alla malattia che ti sta portando via gli affetti più cari, ho preso consapevolezza di quelle parole. Come? Semplicemente osservando il personale addetto: gli infermieri, il personale OSA, gli assistenti sociali, lo psicologo, i volontari, che con grande dedizione, spirito di sacrificio, coraggio, fermezza, professionalità, cordialità, gentilezza, disponibilità rendevano serene le ore di chi sostava li aspettando che le sofferenze delle persone care si lenissero. Un posto dove il silenzio, la quiete e la serenità delle persone che vi lavorano, che si prendono cure di te, consentono di dare dignità alla morte”.
Sono state le figlie della paziente a volere che l’opinione pubblica conoscesse questa loro esperienza personale, perché se è vero che la malattia non si può sconfiggere, è anche vero che esistono realtà come quella dell’Hospice di Modica in grado di dare una risposta alla sofferenza e aiutare a sconfiggere la paura e il dolore. Quanti si trovano in queste condizioni possono chiedere informazioni al medico di famiglia, perché tutti hanno diritto a non soffrire.

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