Viabilità arcaica negli iblei. Convegno a Ragusa

carraie

Interessante incontro tenuto presso il Centro Polifunzionale di Viale Colajanni, a Ragusa, sulle antiche strade – le carraie – che per molti secoli sono state le uniche vie di penetrazione verso l’interno della nostra isola. Organizzato dalla sezione di Ragusa del Moica – Movimento Italiano Casalinghe – la “Viabilità arcaica negli iblei” è stata illustrata dal fotoreporter Giovanni Antoci dopo i saluti della signora Anna Ottaviano, presidente della sezione di Ragusa del Movimento.
Le carraie, questi misteriosi solchi incisi nella roccia, sono a ricordo di un lontanissimo passato di cui sospettiamo l’esistenza, ma del quale ci rendiamo appena conto, affiorano di tanto in tanto, partite chissà da dove e dirette verso una meta sconosciuta: sono le antiche strade della Sicilia arcaica e la nostra zona n’è piena.

Prima d’oggi nessuno ne ha fatto una ricerca completa; il merito di averne iniziata una, senza mezzi particolari tranne una buona dose d’entusiasmo e di volontà, va a Giovanni Antoci, un agronomo appassionato di storia locale, che ha percorso centinaia di chilometri, per buona parte a piedi, per scoprire queste tracce, rilevarne il punto e la direzione su carta topografica, segnalare il tutto alle autorità competenti (Soprintendenza, sindaci, assessori al territorio, agenzie per il turismo). Dalla misurazione del passo si può addirittura risalire alle origini delle stesse, perché i romani e i greci usavano passi di diversa larghezza.
Nel corso dei lavori del convegno è stata presentata l’ipotesi di tracciato di una diramazione della Via Selinuntina, che sale dall’Irminio a Hybla dal lato sud-est e si sviluppa lungo il lato sud dell’abitato arcaico. Risale sull’altopiano fino a lambire l’odierna strada Ragusa-Santa Croce per poi biforcarsi nelle due direzioni: verso Kamarina e verso Caucana. Essa attraversa anche la località “Cento Pozzi”, stazione di rifornimento d’acqua per gli animali. Su questa via Selinuntina confluiscono carraie secondarie provenienti da varie direzioni – in alcuni punti pianeggianti se ne contano fino a otto – che nelle zone impervie si riducono a due o ad una sola.
Si è auspicato, alla fine della relazione e del partecipato dibattito, il completamento di questo studio anche attraverso le segnalazioni di privati cittadini e di gruppi di volontariato delle tante carraie di cui ancora s’ignora l’esistenza e la loro registrazione precisa dei punti geografici su carta topografica.
Lo scopo della ricerca parte anche dal presupposto che tutte le strade, attuali o antiche che siano, devono per forza portare da qualche parte e il loro studio sistematico potrebbe finalmente dare delle risposte su antichi siti di cui s’ignora l’ubicazione pur essendo certi della loro esistenza.
Paolo Oddo

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