Proprio mentre in questi giorni si discute dell’inaugurazione del nuovo ospedale ibleo intitolato a Giovanni Paolo II, ci piace riprendere dai cassetti della memoria un libro di Giorgio Cavallo del 2008, “L’Ospedale degli onesti – dalla Sacra Domus Hospitalis all’Ospedale Maggiore di Modica”, Editore Azienda Unità Sanitaria Locale n. 7 di Ragusa, che porta la prefazione di Giuseppe Barone, libro che conferma la forte passione dell’autore per la ricerca storica, già, peraltro, messa in evidenza con altre pubblicazioni dello stesso genere riguardanti la città di Modica: mi riferisco ad uno studio storiografico sulla frazione di Frigintini, per andare più indietro nel tempo, e ad “Androcronomachia” per citare un altro suo libro dal piglio storico.
Questa passione per la ricerca è stata sicuramente un servizio che egli ha reso alla città di Modica che con grande dignità e competenza, atteso che Giorgio Cavallo è una figura che ha in sé tante risorse intellettuali che si sono dispiegate non solo sul versante storico, ma anche sul versante della letteratura e della poesia.
E’ una persona che ha costruito in questi anni un rapporto con la sua città più che con la politica (ricordo che è stato per parecchi anni assessore alla cultura), con e attraverso la ricerca storica. Certo, non è uno storico di professione, ma credo abbia saputo sempre utilizzare gli strumenti idonei ed essenziali per intus-legere, leggere dal di dentro e ricostruire fatti e documentazioni che hanno permesso di conoscere importati radici della nostra storia locale.
“L’Ospedale degli onesti” è una ricerca storica che si snoda su due livelli:
– il primo, strettamente storico- documentale: Cavallo fa un excursus storico che si dispiega in 12 poderosi capitoli, entrando nella dinamica dell’assistenza sanitaria a Modica a partire dal XIV secolo e fino ai nostri giorni, con l’obiettivo di far conoscere istituzioni pressoché dimenticate come l’Ospedale della Pietà, quello degli Onesti, l’Albergo dei Poveri, le Opere Pie “Mortilla e Carbonaro”, che a quanto ci riferisce l’autore, possiamo considerare i pilastri portanti su cui si è consolidato nel tempo l’attuale l’Ospedale Maggiore di Modica.
La ricostruzione è abbastanza puntuale, dettagliata e particolareggiata, condotta con certosina pazienza, e ci consente di capire lo sviluppo che l’assistenza sanitaria ha avuto nella nostra città.
Il secondo livello che si coglie nel testo ha una prospettiva, direi, “etico – religiosa”, nel senso del messaggio che intende dare, e cioè un invito a riflettere e ripensare il modo di fare sanità oggi , in un tempo come il nostro nel quale c’è una forte domanda di umanizzazione della medicina. Lo studio di Giorgio Cavallo, in fondo, ci fa intravedere l’iniziale influsso del cristianesimo nel campo dell’assistenza medica, lo spirito religioso con cui ospedali erano al servizio dei malati, l’impegno etico di istituzioni private, opere pie, enti assistenziali nello svolgimento della cura dei malati nella città di Modica.
Dalla documentazione storica di Cavallo emerge che gli ospedali modicani “della pietà”, “degli onesti”,, “l’albergo dei poveri” , per alcuni aspetti, rivivevano quello che succedeva in Europa dal X al XV secolo quando, grazie all’intervento della chiesa, sorgevano le cosiddette “lebbroserie” e i “lazzaretti” dove si prestava assistenza a quanti venivano colpiti da epidemie.
Anche a Modica, insomma, come in altre parti dell’isola, si registrava una preoccupazione ed attenzione per la sanità proprio a partire da sacerdoti, come, per fare qualche esempio, don Rosario Pediligieri che nel 1600 a proprio spese si fece sostenitore dell’Ospedale della Pietà o come il sacerdote dottore don Rosario di Benedetto, che avanzò richiesta all’arcivescovo di Palermo per la erezione di un ospedale; attenzione che troviamo anche in cristiani laici a capo di opere pie.
Il lavoro di Cavallo è interessante perché ci mette a contatto con le radici cristiane e anche laiche della solidarietà e dell’assistenza e beneficenza nella città di Modica; ci permette altresì di capire come fosse presente in città una medicina di stampo religioso, monastico, molto stimata sia per la mancanza di una classe qualificata di professionisti, sia perché il popolo, ancora legato ad una medicina di tipo popolare, preferiva fare ricorso al sacerdote o monaco medico, il quale alla terapia aggiungeva le preghiere che stimolavano la fiducia dell’infermo.
Sicuramente questo libro costituisce una fonte storica essenziale su diversi fronti:
– sul fronte della conoscenza del processo storico che ha portato alla nascita dell’attuale Ospedale Maggiore di Modica;
– sul fronte della focalizzazione del ruolo delle opere pie che “nel circondario di Modica, nel 1861, erano 190 con un capitale di 4,7 milioni;
– sul fronte della comprensione del fenomeno dell’as-sociazionismo a fine di beneficenza , ben radicato nel territorio modicano;
– sul fronte del processo di uscita dell’assistenza medica dal suo indirizzo privatistico, tant’è che le opere pie, inizialmente caratterizzate dal monopolio degli istituti religiosi, a causa della ricchezza sempre maggiore, frutto di donazioni e di lasciti testamentari, a partire dall’inizio dell’età moderna cominciano a divenire prerogativa delle amministrazioni comunali.
Quello che infatti era il ruolo delle congregazioni della carità, con il compito di riunire tutte le opere pie allo scopo di supplire “ai bisogni degli ospitali, orfanotrofi, conservatori d’esposti e degli istituti elemosinieri”, passa in mano al pubblico , tant’è che l’assistenza pubblica comincia a prevedere l’assistenza sanitaria ai poveri, la distribuzione gratuita dei medicinali, il mantenimento dei mentecatti poveri, il mantenimento degli indigenti inabili al lavoro, degli orfani e dei minori abbandonati, l’assistenza a varie categorie di malati.
Ecco, il libro di Cavallo offre molti spunti che potranno ulteriormente essere approfonditi in una continuità di ricerca sull’argomento. Quel che il libro ci offre è un chiaro messaggio finalizzato a far cogliere il “continuum valoriale” dell’assistenza sanitaria a Modica , religiosamente e laicamente ispirato, tra il passato e il recente presente, un modo per affermare che la città di Modica da sempre, e Cavallo ce lo ha confermato, è stata una città con una grande vocazione alla carità, alla solidarietà e all’amore del prossimo.