“Non visitavo in modo approfondito Modica da qualche anno. Ho fatto da guida ad un gruppo di amici e la mia città natale, in cui torno occasionalmente, mi è sembrata trascurata e depredata. Mi sono vergognata”. Inizia così il post che una di una modicana ha pubblicato in un gruppo su Facebook. Articolo Uno, in virtù di questo analizza la questione e si chiede chi deve garantire la sicurezza. “E’ lo sguardo accorato, con una nota amara – dice Antonio Ruta –
di chi a Modica non vive più da anni, ma ci ritorna con la speranza di trovarla così come l’ha lasciata, se non meglio. Invece la donna sul social network parla di vicoli degradati, case disabitate coi vetri rotti, nuove case in cima alle colline che si affacciano sulla cava, alberghi costruiti tra le bellissime e caratteristiche dune. A questo si aggiunge il degrado sui muri delle case e delle chiese con grandi scritte che violentano il centro storico e feriscono l’occhio di guarda. “Modica patrimonio mondiale dell’umanità”? Un patrimonio non tutelato e non meritato se nessuno se ne prende cura, cittadini e amministratori insieme. Pungente e amara l’analisi di chi torna dopo anni a Modica e la trova in queste condizioni. In realtà la donna descrive quello che già a Modica conosciamo benissimo ma osserviamo impotenti chiedendo imperitura attenzione ad un’amministrazione che vuole essere sorda e cieca. Tantissimi i turisti richiamati in questa zona, anche dall’estero, che si trovano immersi in una realtà al di sotto delle proprie aspettative soprattutto per quanto riguarda la sicurezza in città e nelle frazioni. I tanti, continui, assillanti, furti nelle zone di campagna e gli atti vandalici a Marina di Modica, sanciscono un livello di sicurezza tra i cittadini mai stato così basso. Una percezione della mancanza di sicurezza che stordisce chi ha sempre saputo che in città, come al mare o in campagna bastava l’occhio attento del vicino per garantire la sicurezza. Non è più così. C’è chi parla di ronde, chi chiede aiuto alla polizia privata, sottolineando la paura costante. Un’amministrazione attenta e corretta dovrebbe pensare per prima cosa a garantire la percezione della sicurezza ai propri cittadini e al decoro di fronte all’occhio di chi guarda per ammirare e invece trova immondizia e degrado. Turisti in balia di se stessi anche di fronte alle porte chiuse dell’ufficio turistico. E’ ovvio che non è al personale che si imputa la colpa della chiusura ma all’organizzazione della macchina amministrativa che dovrebbe anche garantire la continuità di orario per la fruibilità delle Chiese, almeno nei periodi di maggiore flusso turistico, come in questi giorni, così come altri enti comunali del territorio ibleo hanno già predisposto”.