La Polizia a seguito dell’ennesimo sbarco di ieri ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di cinque tunisini. Si tratta di Amri Imad, 29 enne, Siidi Kais, 30 anni, Saad Saber, 38 anni, Sghaier Faouzi, di 27 anni e Dalhoum Mohammed, di 33 anni.
Alle ore 8:30 di venerdi scorso Guardia di Finanza di Palermo informava il Guardacoste “G.216 F. Verdecchia” della Sezione Operativa Navale di Licata che, a circa 70 miglia nautiche a sudovest di Porto Empedocle, il pattugliatore della Marina Militare Italiana in assetto Frontex segnalava un peschereccio con a bordo numerosi migranti che stava dirigendosi verso la costa siciliana. Il Guardia coste procedeva al controllo. Il peschereccio arrestava la navigazione e, per alleggerire il carico umano, i migranti venivano suddivisi tra due delle tre unità della Finanza e condotti sino al porto di Porto Empedocle, dove giungevano alle ore 19:30 di venerdì Dopo poche ore dall’arrivo in territorio di Agrigento, tutti i migranti venivano trasferiti a Pozzallo dove giungevano la notte di sabato
I migranti in questo caso erano partiti dalla Tunisia e facendo rotta per le cose di Agrigento ma sono stati intercettati prima da un pattugliatore della Guardia di Finanza.
Si tratta di cittadini tutti origini tunisine che si erano affidati ad un’organizzazione di connazionali che aveva pianificato il viaggio chiedendo loro 2.000 euro circa cadauno.
Nonostante alcuni cambi di barca perché vi erano stati continui guasti, per loro risultava fondamentale riuscire a raggiungere l’Italia per soddisfare il “cliente” e quindi poter incassare la consistente somma di 200.000 euro circa.
Dopo una reticenza totale dei migranti tunisini, gli investigatori hanno trovato in uno dei telefoni cellulari in uso ad una donna, un video che immortalava il capitano e l’equipaggio intenti a ridere a scherzare tra loro in cabina di comando.
Una volta messi di fronte alle responsabilità di chi favorisce coloro che commettono reati, i migranti vicini all’equipaggio durante le riprese, non hanno potuto fare altro che raccontare quanto era accaduto.
Grazie alle loro testimonianze è stato possibile raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei 5 componenti l’equipaggio che hanno condotto l’imbarcazione. I testimoni, una volta conquistata la fiducia degli investigatori, hanno potuto descrivere dettagliatamente i ruoli di ogni membro dell’equipaggio.
Al termine delle indagini, gli scafisti sono stati associati presso la casa circondariale di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea competente territorialmente.