Era una di noi l’avv. Raffaella Presta, uccisa a 40 anni proprio il 25 novembre 2015, dalla violenza insensata dell’uomo che aveva scelto come suo compagno di vita.
Uccisa anche dal suo silenzio, dal suo umano desiderio di coprire la “debolezza” del suo uomo, di dargli ancora una possibilità.
Lui la aveva già picchiata, e lei, l’immagine del suo volto tumefatto la aveva spedita al fratello e ad una amica accompagnata da queste parole: «Incidente domestico, diciamo», con quella tragica ironia che solo persone di grande spessore e cultura possono utilizzare.
Ma l’avv. Raffaella Presta, che se non fosse stata uccisa, magari oggi sarebbe stata, come tante di noi, impegnata in qualche cerimonia, incontro e/o convegno sul tema della violenza sulle donne, è morta anche perché non ha avuto il tempo e la forza immediata di uscire dal silenzio.
Aveva cominciato a chiudersi in casa, a non frequentare più lo studio legale dove esercitava la professione, a nascondersi.
Per vergogna. Di se stessa e del suo uomo violento. Della sua scelta di lui come suo compagno di vita. Di mostrare al mondo che il suo compagno non era degno di lei e di suo figlio. Di dichiarare l’errore della scelta affettiva.
E’ morta anche perché noi donne non riusciamo ancora a superare atavici stereotipi sociali, per i quali ci leghiamo ai nostri compagni “nella buona e nella cattiva sorte”, senza però riflettere che mai la violenza di uomo potrà essere “cattiva sorte” da subire con spirito penitente.
E’ una di noi l’avv. Lucia Annibali, sfregiata a 35 anni nel 2013, con l’acido su mandato del suo ex compagno che non accettava la fine della relazione.
Ed oggi, a differenza di Raffaella Presta, è impegnata proprio a trasformare il dolore e il non – amore in progetti di assistenza sociale e di riforma legislativa, che rendano, quanto meno più accessibile, l’uscita delle donne violate dal tunnel del silenzio.
La violenza sulle donne è emergenza sociale, e solo se si ha piena coscienza della gravità e della estensione del fenomeno, di cui gli omicidi e le lesioni gravissime, costituiscono solo la punta dell’iceberg, può essere affrontato.
Niente pannicelli caldi, niente inutili lamentele o passerelle di rappresentanti di associazioni ormai fuori dalla storia, che rischiano di ridurre un tale tema ad un vacuo argomento da té pomeridiano.
La Presidente
Avv. Lidia Corallo