Ennesimo suicidio nelle sovraffollate carceri italiane: ieri sera, nella sezione collaboratori di giustizia del penitenziario romano di Rebibbia, si è tolto la vita Daniele Bellante. L’uomo, 31 anni, si è impiccato annodando una striscia di tessuto alla finestra della cella.
Siciliano, originario di Vittoria, Bellante, secondo quanto si è appreso al momento, era un pluripregiudicato, fino al 2009 sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
Il ragazzo non era legato a cosche mafiose e non sarebbe stato collaboratore di giustizia, presisano alcune fonti della polizia. I soli precedenti del giovane noti alle forze dell’ordine riguardano una serie di denunce per furto e ricettazione. Bellante si trovava in carcere dal 30 settembre dell’anno scorso, quando fu arrestato l’ultima volta per avere violato l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza. Gli agenti lo ammanettarono a Vittoria, appena sceso da un autobus proveniente da Catania.
Seppure non risultasse legato a cosche mafiose, l’uomo si sarebbe detto disponibile a rivelare particolari su reati di droga e omicidio. Per questo motivo era stato trasferito nella sezione collaboratori di giustizia. Bellante – secondo quanto si è appreso da fonti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – è il ventesimo detenuto che si è tolto la vita dall’inizio dell’anno nelle sovraffollate carceri italiane. Il motivo del suo gesto – riferiscono fonti penitenziarie – potrebbe essere di carattere familiare. Sembra infatti che avesse saputo dell’intenzione della moglie di lasciarlo.