Franco Celestre, consigliere del PDL del Comune di Ragusa e consulente del Sindaco per le questioni agricole e ambientali, esprime alcune considerazioni in merito al Piano Territoriale Paesaggistico (PTP) redatto per il territorio provinciale di Ragusa da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali e ambientali di Ragusa.
Le nostre terre, oltre ad offrire paesaggi di grande interesse storico culturale che necessitano di una regolamentazione e di tutela ambientale, sono a forte vocazione agricola, di cui una pianificazione deve necessariamente tenere conto nella stesura del PTP.
Il sottoscritto, pur condividendo la necessità di una tutela ambientale e paesaggistica, ritiene che l’attuale versione del PTP appare debole in alcuni punti in quanto non si tiene conto delle caratteristiche del territorio nel suo complesso, ed in particolare della sua forte vocazione agricola.
Perché tale strumento risulti utile al territorio e non una scure che ne limiti lo sviluppo, è fondamentale una rivisitazione del PTP mediante un confronto col territorio e con chi in esso opera.
Le competenze specifiche del sottoscritto in ambito agricolo permettono di evidenziare alcuni aspetti negativi del presente PTP:
A titolo di esempio, in riferimento al Paesaggio Locale 5 – Camarina, fortemente orientato verso la serricoltura,
si dà prioritaria importanza alle colture biologiche e alla filiera certificata.
Le colture biologiche rappresentano una nicchia di mercato e non hanno mai avuto, a livello internazionale, il decollo che si era auspicato negli anni passati. Al presunto beneficio per la salute dell’uomo e per l’ambiente non è mai corrisposto un effettivo riscontro di mercato tale da far invertire la rotta delle produzioni verso il biologico, ciò a causa dei costi decisamente più elevati del prodotto biologico sul mercato e perché il consumatore veramente informato ha compreso che non bisogna demonizzare i mezzi chimici (agrofarmaci).
Oggi la chimica ha compiuto sforzi enormi nella formulazione di prodotti ecosostenibili, selettivi ed efficaci sul controllo dei parassiti dannosi alle colture, tali da rendere, se correttamente usati, i prodotti coltivati con metodo tradizionale o con lotta integrata, veramente sicuri, sia dal punto di vista dei residui (prodotti a residuo 0) che dal punto di vista del rispetto dell’ambiente.
Sembra che il Piano, anziché favorire lo sviluppo agricolo voglia osteggiarlo, ponendo l’attenzione solo sul concetto di “paesaggio”, tra l’altro interpretandolo poeticamente e forse travisando la definizione stessa di “Paesaggio” così definito dalla Convenzione europea del paesaggio: il “Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.
Sempre in riferimento alla serricoltura della fascia trasformata della provincia, in relazione al Paesaggio Locale 2 “Macconi” nel PTP si danno indicazioni per mitigare l’impatto paesaggistico e ambientale delle strutture serricole. Mentre si ritiene corretto recuperare e preservare il paesaggio lungo la fascia costiera di 300 metri privilegiando altre attività più rispettose dell’ambiente, è impensabile che su tutta l’area non sarà possibile ricostruire le serre dismesse, tale provvedimento mortificherà ulteriormente un settore già in crisi. Non è concepibile un intervento così radicale senza prevedere un aiuto o un sostegno economico per le aziende localizzate in questo paesaggio locale. Chi redige il PTP, inoltre, pur comprendendo l’importanza dell’espansione degli impianti fotovoltaici nel territorio, ne sconosce le modalità di realizzazione, infatti un impianto fotovoltaico in serra necessita di una struttura particolarmente resistente, appositamente progettata con calcoli del Genio Civile, per di più un impianto fotovoltaico avrebbe una durata media di 40 anni mentre le serre tradizionali hanno una vita media di non più di 20 anni e quindi è impossibile realizzare impianti fotovoltaici in serre esistenti così come previsto nel PTP.
Il Paesaggio Locale 1 “Foce Macconi” si caratterizza per la presenza di canneti che si insinuano tra le colture agricole. Qui non è consentita l’eliminazione della vegetazione naturale in prossimità delle aree coltivate, ma chi ipotizza questo provvedimento non tiene in considerazione il fatto che in alcuni casi tale vegetazione può costituire un pericolo in quanto soggetta a incendi, inoltre in alcuni casi nasce la necessità di eliminare quelle canne che ormai adulte cadono al suolo occupando, a causa della notevole altezza delle piante, un’ampia superficie altrimenti utilizzabile per la coltivazione. Si ritiene sicuramente importante conservare la biodiversità garantita da questa vegetazione ma, per quanto detto, non è possibile estendere all’intero paesaggio locale tale provvedimento.
Gli esempi sin qui fatti dimostrano che mentre è sicuramente corretto dare regole chiare ed oggettive (da concordare con il territorio) per le aree di interesse storico e archeologico, o di particolare interesse naturalistico, ecc., ciò non si può applicare alle colture agrarie in quanto l’agricoltura, per natura in continua evoluzione, si adatta ai cambiamenti del clima e del territorio, così come è stato dai tempi più lontani passando da agricoltura di raccolta fino all’attuale agricoltura industriale. Sono previsti interventi di conversione a pascolo permanente o ritiro dei seminativi, che sostanzialmente provocherebbero l’abbandono della coltivazione, non è pensabile che pur di mantenere un paesaggio gradevole alla vista si stronchi l’economia locale, visto che l’agricoltura, seppur con tutti i problemi che oggi sta attraversando, è comunque la principale fonte di reddito per il territorio.
Altro aspetto da precisare nel PTP riguarda la stesura dei Piani di Gestione per i siti di rilevante interesse paesaggistico ambientale per i quali si ritiene necessario chiarire sin d’ora chi li redigerà e quali saranno le competenze per dettare le regole..
Il PTP, inoltre risulta molto generico in alcune descrizioni, si parla infatti di costruzioni non realizzabili nei “versanti più acclivi” ma non è chiaro oltre quale pendenza si consideri più acclive un versante, si parla di interventi da non considerare di rilevante trasformazione del paesaggio nel caso risultano “di modesta entità tale da non modificare i caratteri costruttivi del contesto paesaggistico ambientale”, lasciando tale definizione alla libera interpretazione di chi la legge e quindi liberamente interpretabile anche al momento dell’applicazione del piano, ecc.
La Soprintendente Vera Greco aveva iniziato un valido percorso organizzando un work shop sul paesaggio che coinvolgeva tutte le figure sociali ed imprenditoriali. Il consigliere Celestre, anziché assumere posizioni poco costruttive, ritiene indispensabile aprirsi al dialogo e continuare il percorso così come iniziato, auspicandosi che questo metodo possa essere utilizzato nella rivisitazione del PTP di cui il territorio sicuramente necessita per la valorizzazione dal punto di vista paesaggistico e ambientale, ma che non deve nuocere allo stesso danneggiandolo sotto altri aspetti indispensabili all’economia locale che già soffre di una crisi che potrebbe diventare irreversibile.
RIFLESSIONE DEL CONSIGLIERE DEL PDL FRANCO CELESTRE SUL PIANO TERRITORIALE PAESAGGISTICO DELLA PROVINCIA DI RAGUSA
- Luglio 10, 2010
- 10:01 am
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