Peppe Drago e “I Popolari per l’Italia di domani”. Oggi a Modica, la conferenza di presentazione

“Una scelta di coerenza”. Con questa formula chiave, ribadita più volte perché suoni da comandamento anche agli altri che lo hanno finora seguito, Peppe Drago ufficializza l’abbandono dell’Udc per contribuire a fondare “I popolari per l’Italia di domani”. Era necessario che il passaggiom già chiaro sin dal voto di fiducia al Governo Berlusconi, conoscesse un suo momento formale anche a livello locale, dove arriverà a breve l’inevitabile effetto domino di questo riposizionamento. E stamattina Drago lo ha fatto, partendo dalla sua Modica, per spiegare le ragioni politiche e programmatiche del nuovo movimento, battezzato in serata a Palermo: “I nostri valori stanno nel centrodestra. E questo nuovo partito si vuole inserire nella tradizione cattolica-moderata, come del resto avrebbe voluto fare l’Udc di Casini, se adesso non avesse scelto questa deriva a sinistra che noi non possiamo accettare, proprio nel momento in cui avrebbe potuto invece discutere con il centrodestra chiedendo una revisione programmatica e innanzitutto ponendo la questione del sistema elettorale, per superare questo sistema bipolare malato che ha finora dato al Paese maggioranze disomogenee costruite per vincere e non per governare. Il discorso di Berlusconi ci ha convinto perché ha posto temi per noi fondamentali: il quoziente familiare applicato alle fasce più deboli, e la questione meridionale discussa come una questione di valenza nazionale, così come lo è stata finora quella settentrionale. La centralità della persona e l’autonomia dei territori saranno i pilastri ideologici del nostro movimento. Ma non come se dovessimo fare rivendicazioni da soggetti esterni al Governo: non ci serve una Lega del sud”. Le distanze si allargano così, inevitabilmente, anche da Raffaele Lombardo. Da Roma a Palermo, il giudizio di Drago si fa infatti spietato: “In Sicilia si è appena consumato il più indegno ribaltone di tutti i tempi: gli elettori hanno votato in un modo e si sono trovati ad essere governati nel modo opposto. Governati, in verità, non lo sono, perché se andiamo a guardare i problemi dell’Isola, vediamo una situazione sempre più drammatica”. Se agli occhi dell’onorevole la Regione resta indietro, lo resta anche la Provincia di Ragusa che a suo dire “ha perso il virtuosismo dell’isola felice” e avrebbe bisogno ora “di una classe dirigente che sia davvero capace di scegliere e perseguire un modello di sviluppo, che è in realtà già tutto dentro le nostre specificità”. Ma, al di là delle intenzioni programmatiche, è chiaro che il primo impatto della scelta di Drago starà nella scelta che farà chi sta nelle istituzioni da esponente dell’Udc e ora dovrà decidere se seguirlo o meno. Il primo di questi è Franco Antoci, che ha già manifestato l’intenzione di tenersi fedele a Casini, appellandosi anche lui alla coerenza: “Ma io lo capisco –commenta provocatoriamente Drago- perché Antoci è sempre stato un uomo di sinistra, era scontato che restasse nell’Udc che va a sinistra”. E puntualizza ancora: “Io ho grande rispetto delle istituzioni e ho sempre evitato che le trasformazioni politiche si traducano in terremoti istituzionali, ma è chiaro che si pone anche in questo caso un problema di coerenza politica”. Anche a Palermo Orazio Ragusa deve ancora decidere come orientarsi rispetto a Lombardo: “E stavolta deve decidere lui –ironizza Drago- dato che finora ho deciso io per lui”. “Spero –conclude Drago- che rimangano quanti più amici possibile a scegliere questa coerenza che io propongo, perchè già ora sento che sta facendo riavvicinare coloro che si erano messi da parte in attesa di questa scelta di campo”.

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