Decine e decine di coppie adottive provenienti da tutta Italia oggi pomeriggio a Ragusa per condividere le proprie storie di adozioni internazionali al convegno organizzato dall’associazione La Dimora Onlus, nei suoi dieci anni di attività, iniziata nel 2000, proprio in contemporanea con la creazione della Commissione Nazionale per le Adozioni presieduta dal sottosegretario Giovanardi. Tutte storie incentrate sul valore dell’accoglienza per l’avvio di una nuova fase di vita per centinaia di bambini, nonostante le diversità somatiche, culturali, caratteriali, di linguaggio. E’ questo il valore dell’adozione internazionale che in Sicilia continua ad avere un percorso d’amore che vede coinvolte tantissime famiglie come ribadito, statistiche alla mano, dai rappresentanti de La Dimora, la presidente Ornella Licitra e il componente del consiglio direttivo, Giuseppe Iacono, durante il convegno a carattere nazionale. Scelte d’assoluto amore, compiute dalle coppie che decidono di adottare un bambino, diventando “papà e mamma di cuore”. Lo fanno seguendo tre fasi: quella della pre-adozione, dell’accoglienza e quella della post-adozione. Proprio su quest’ultima non sempre è tutto scontato. Anzi a volte la società, ancora oggi, rischia di non mostrarsi pronta nonostante le belle parole sull’integrazione. Tra i relatori del convegno di oggi pomeriggio anche Melita Cavallo, presidente del tribunale dei minori di Roma e già presidente della Commissione Nazionale per le Adozioni Internazionali. Si è soffermata sugli aspetti tecnici dell’adozione e su alcune storie valutate in sede di commissione quando un’autorità giudiziaria aveva indirizzato i suoi decreti di adottabilità verso bambini da 0 a 3, con pelle di colore bianca e senza difetti. “Ipotesi che abbiamo contestato perché non volevamo che i bambini si scegliessero come si fa per un divano da acquistare, per l’appunto scegliendo il tipo di rivestimento e senza difetti. Era assurdo. Abbiamo operato per una presa di coscienza diversa, per mantenere le adozioni sempre solo come atto d’amore”. Al convegno ha parlato, emozionando i presenti, anche Emanuela Nava, scrittrice e sceneggiatrice tv che ha raccontato la sua esperienza personale di mamma adottiva di un bambino indiano, oggi maggiorenne. E’ stato anche un convegno celebrativo, oltre che di approfondimento, per La Dimora che si occupa di adozioni internazionali con particolare riferimento alla Bulgaria, alla Polonia e soprattutto alla Colombia. La Dimora è una delle associazioni che è stata accreditata a livello nazionale per seguire i progetti di adozione internazionale. C’è ancora molto da fare, come spiegato durante l’assise, soprattutto all’interno del mondo della scuola, dove la diversità di pelle o di cultura viene vista non sempre nel modo giusto. E su questo si sta già lavorando anche con appositi corsi di formazione pur se la partecipazione degli insegnanti resta ancora troppo bassa rispetto a quella degli operatori sociali. Il mondo della scuola è, assieme a quello della famiglia, il luogo dove si crescono i bambini. E’ dunque importante poter contare su modelli che possano realmente andare a sviluppare l’integrazione tra i banchi di scuola. Oggi pomeriggio è stato anche presentato in prima assoluta “10 anni di accoglienza”, il documentario realizzato da Extempora con la regia di Vincenzo Cascone, con dentro tante interessanti testimonianze che hanno proposto momenti molto intensi, dove l’integrazione si è perfettamente raggiunta, ma anche momenti in cui vi sono state più o meno consapevoli espressioni di razzismo, per fortuna superati dai bambini preventivamente preparati dalle famiglie adottive. Come spiegano i vertici dell’associazione, si deve sempre cercare il bene dei bambini mettendo in secondo piano, naturalmente, il proprio desiderio di voler essere genitori. Non a caso alcune coppie, anche grazie alla valutazione operata dalle assistenti sociali e dai consulenti dei tribunali, non vengono dichiarate idonee qualora ci si renda conto che prima del gesto d’amore ci sia invece l’appagamento del proprio voler essere genitori. L’adozione internazionale aiuta molto ma non è l’unica soluzione. La Dimora, ad esempio, ha attivato anche progetti di cooperazione internazionale che mirano alla prevenzione dell’abbandono e tendono a motivare le famiglie disagiate affinché, direttamente nei loro Paesi, siano messe in condizione di prendersi cura responsabilmente dei propri figli, evitando dunque, grossi traumi. Durante il convegno sono intervenute varie autorità locali, tra cui il prefetto Francesca Cannizzo, il presidente della Provincia, Franco Antoci e l’assessore comunale ai Servizi Sociali, Rocco Bitetti. Si sono tutti complimentati con il direttivo e gli operatori de La Dimora Onlus e hanno ribadito il proprio impegno ad essere a sostegno delle azioni di accoglienza finora svolte. A concludere l’appuntamento, è stato un momento dedicato alla memoria di due soci de La Dimora che sono prematuramente scomparsi. Si tratta di Giovanni Schembari e Antonio Tavano, a capo anche loro di due famiglie adottive, che hanno dimostrato con il loro esempio di voler fortemente credere nel valore dell’accoglienza. Un esempio che sarà seguito dalle future coppie adottive, attualmente in attesa di poter diventare la nuova famiglia di bambini abbandonati dai propri genitori per motivi differenti, dalla guerra civile all’eccessiva povertà. Il loro futuro, al termine delle varie procedure, potrà finalmente iniziare.
RAGUSA: “PAPA’ E MAMMA DI CUORE” NELLO SPIRITO D’ACCOGLIENZA CHE CONTINUA DOPO DIECI ANNI DI ESPERIENZE E STORIE DI ADOZIONI INTERNAZIONALI. COPPIE ADOTTIVE DA TUTTA ITALIA AL CONVEGNO DE LA DIMORA ONLUS.
- Ottobre 31, 2010
- 11:12 pm
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