Come era prevedibile la guerra(chiamiamola con il suo vero nome) in Libia sta avendo effetti devastanti. Facile, nei Palazzi dell’ONU, deliberare una risoluzione politica per l’intervento militare contro Gheddafi, e poi abbandonare a se stessi i territori ove le ripercussioni appaiono drammatiche. Anche noi, nella nostra piccola provincia di Ragusa, ci troviamo ad affrontare le conseguenze di una guerra che sa di assalto al petrolio e che ci fa sentire, durante la notte, i caccia dell’aeronautica di Sigonella sovrastare nel nostro cielo. Sulle nostra costa sono poi sbarcati circa 500 tra uomini, donne e bambini; a Lampedusa l’isola è stata invasa dagli sbarchi e i il flusso migratorio ha superato i residenti.
La Sicilia, a due passi dalla Libia, paga maggiormente, proprio per essere vicina al centro delle operazioni militari, in termini di disagi, di sovraffollamento a causa anche della congiuntura della crisi in Tunisia. Il dramma di questi migranti che cercano pace, libertà, lavoro, pane e solidarietà e che addolora i nostri occhi e i nostri cuori, si scontra con il dramma di una Sicilia già carica dei suoi problemi e che deve farsi carico dell’accoglienza nei suoi centri come Lampedusa, Mineo e , per noi ragusani, Pozzallo.
L’Europa, a parole, si è impegnata a fronteggiare il fenomeno degli sbarchi e dell’immigrazione, ma nei fatti mentre gli altri paesi europei non fanno nulla, la Francia li respinge, l’Italia si trova a dover farsi carico della accoglienza. Ce la faremo a reggere il peso? E con quali risorse economiche? Sbarchi, morti di militari e di civili, di donne e bambini: questi sono i frutti della cosiddetta “missione di pace” in Libia. Mentre scrivo mi risuonano nella mente tutte le parole ipocrite e strumentali di politici e uomini delle istituzioni che usano spesso l’Europa come modello cui l’Italia deve guardare perché la nazione è sempre ritenuta più indietro rispetto agli altri paesi. Sì, cari lettori, sono proprio situazioni come la guerra in Libia a farci comprendere che non esiste un modello di Europa. Aspettiamo ancora l ‘Europa politica, sociale e dei popoli , mentre veniamo sopraffatti dall’Europa dei banchieri, della moneta e dei mercati.
Aspettiamo ancora l’Europa dei valori,dei diritti, della sussidiarietà e della solidarietà sociale, dotata di un progetto valoriale, culturale e di solidarietà tra i popoli; non è sufficiente l’aver costruito l’Europa dell’Euro, delle banche, dei mercati e delle grandi lobby economiche, occorre una civiltà europea in cui possa affermarsi il rispetto della diversità e in cui venga salvaguardato il diritto alla vita e siano tutelati i valori della libertà e della democrazia senza il ricorso alle armi, alla violenza e alla guerra. Dunque, un’Europa dei valori è quella che bisogna costruire e far crescere, un’Europa dove la libertà e la democrazia vengano tutelate dagli attacchi del terrorismo con un sistema di difesa che in atto la comunità europea non è riuscita a darsi.
Aspettiamo l’Europa del lavoro e del federalismo, un’Europa dell’occupazione, capace di creare le condizioni di investimento nelle imprese, nella scuola, nella ricerca e nella formazione a partire dalle singole unità territoriali in una prospettiva di federalismo solidale.
La politica europea dovrebbe dare la speranza che un’ Europa sociale e dei popoli sia una meta possibile, e invece investe in armi, materiale bellico, strumenti militari per produrre morti e distruzioni. Sì, proprio perché, come diceva Mao Tse-tung “La politica è guerra senza spargimento di sangue, mentre la guerra è politica con spargimento di sangue”. E i nostri politici ci offendono parlando di “missione di pace”: diceva allora bene Bertolt Brecht allorché scriveva che “ Quando chi sta in alto parla di pace, la gente comune sa che ci sarà la guerra” e ancora , come sosteneva Bismarck che “ Non si dicono mai tante bugie quante se ne dicono prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia”.
L’OSSERVAZIONE DAL BASSO ……..DI DIRETTORE. GUERRA E SBARCHI DI MIGRANTI ANCHE SULLA NOSTRA COSTA. E’ L’EUROPA COSA FA’? CI PENSI L’ITALIA!
- Marzo 30, 2011
- 9:44 am
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