«Don Milani: un tipo pericolosissimo!»: così ha più volte detto, tra la battuta e la verità, Sergio Tanzarella su don Milani, al mattino del 25 dicembre, in un incontro con le classi quinte dei licei artistico e scientifico e la sera in una Domus Sancti Petri pienissima, come non si vedeva da tempo. La figura e il messaggio di don Milani sono stati ricostruiti da Sergio Tanzarella, professore di Storia del cristianesimo alla Facoltà teologica meridionale di Napoli e alla Gregoriana di Roma, a partire da sette anni spesi per ricostruire il suo epistolario (qualche migliaio di lettere) per l’Opera Omnia e quindi darci una più rigorosa visione di chi era effettivamente il priore di Barbiana. Le coordinate della vita già dicono molto: nato da una famiglia ricchissima, soprattutto culturalmente, muore parroco di una sperduta e disabitata parrocchia di montagna, dopo anni di sofferenze fisiche, ma soprattutto morali. Nel mezzo ci sta una forte e decisa personalità, la sua decisione di non proseguire gli studi universitari e voler fare il pittore, la sua improvvisa conversione («fa un’indigestione di Gesù Cristo») e la decisione di farsi prete. E quindi la sua scuola, i suoi scritti frutto di un rigorosissimo lavoro di confronto, il suo coraggio radicato nel primato della coscienza sul piano personale, la centralità del Vangelo sulla scia dei profeti sul versante della fede e la base comune della Costituzione sul piano civile.
Don Milani
“Cammelli a Barbiana”: Modica ricorda Don Milani con un monologo teatrale
Un ‘dovere del cuore’. Con questo spirito giovedì 22 giugno, nel duomo di San Pietro a Modica, verrà proposto il monologo teatrale di grande bellezza dal titolo ‘Cammelli a Barbiana’, con inizio alle 21,30, ingresso gratuito. A cinquant’anni dalla morte, Modica ricorda così don Lorenzo Milani. Il racconto su don Lorenzo Milani e la sua scuola è di Francesco Niccolini e Luigi D’Elia, con Luigi D’Elia e la regia di Fabrizio Saccomanno, con la collaborazione della Fondazione don Lorenzo Milani. Uno spettacolo bellissimo, tant’è che la Rai ha chiesto alla Compagnia una diretta da Roma. “Un racconto a mani nude e senza scena. Solo una sedia e un rosario, fabbricato con i legni dei boschi di Barbiana. Un racconto duro, amaro, ma allo stesso tempo intessuto di tenerezza per quel miracolo irripetibile che è stato Barbiana,
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