Questa è la storia di un uomo che cammina su una spiaggia deserta, nell’alba infuocata di una domenica di luglio di quel maledetto 1992: di un uomo che sa di dover morire e che vorrebbe gridare al mondo la sua disperazione e il suo sdegno per un Paese governato da compromessi insuperabili, ma che vede parole e lacrime disperdersi nel rumore della risacca. Questa è la storia di un magistrato, abbandonato in territorio nemico da quello Stato che avrebbe dovuto proteggerlo, e che invece lo ha condannato ad una condizione di sostanziale isolamento: voleva indagare, ma non lo hanno fatto indagare; voleva testimoniare, ma non lo hanno ascoltato; voleva denunciare il disegno disgregante di quel pool di inquirenti capace di dare un nome e un volto a Cosa Nostra, ma hanno liquidato le sue parole come incrostate dall’ambizione tipica dei “professionisti dell’antimafia”. Lo hanno lasciato solo, ad affrontare il tritolo che lo aspettava in Via D’Amelio, a combattere fino all’ultimo secondo una guerra che non poteva vincere. Sì, perché questa è soprattutto la storia di un eroe: di un eroe che ha scelto di stare dalla parte dello Stato, nella consapevolezza di non avere lo Stato dalla sua parte.
Leggi tuttoIl Coordinamento provinciale di Ragusa Art. 1 Mdp, ricorda Paolo Borsellino